La protesta dei lavoratori delle terme nella cittadina marchigiana per sollecitare i soci ascolani a consentire la conclusione della crisi]
Mercoledì 25 gennaio 2006 i lavoratori delle terme di Montecatini, i sindacati, le istituzioni pistoiesi, i comuni della Valdinievole, gli operatori, le categorie economiche della provincia di Pistoia e i cittadini di Montecatini, hanno manifestato ad Ascoli per affermare con forza che “non c’è più tempo da perdere la città di Montecatini e le sue terme sono esangui”.
In 250 siamo andati nella cittadina marchigiana, giunti con cinque autobus e con mezzi propri, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione ascolana sulla la necessità di concludere velocemente la crisi delle terme di Montecatini, mossi da una convinzione, condivisa da tutti i partecipanti, che l’unica soluzione, in grado di impedire che si aprano scenari drammatici per i lavoratori e per l’economia di un intero territorio, è la transazione tra le parti che restituisca le terme alla proprietà.
E’ ormai da alcuni anni che questa vicenda vede impegnati i lavoratori, gli unici che hanno avuto la determinazione e la responsabilità di tenere in vita l’azienda lavorando con grandi difficoltà, e con numerose iniziative di lotta per la difesa del posto di lavoro e del futuro di Montecatini.
Nel 2000 le Terme di Montecatini, tra le più importanti d’Europa, sono state oggetto di un processo di privatizzazione della gestione, condiviso e sostenuto dalle organizzazioni sindacali, con l’obiettivo di favorire il rilancio attraverso l’immissione di ingenti investimenti sulla promozione e sulla qualità dell’offerta, nonché sul risanamento strutturale del patrimonio immobiliare lasciato a se stesso da anni.
La Montecatini Partners Spa di Ascoli, composta di Vitawell, con sede ad Ascoli (51%) di Scaramucci e dalla finanziaria Silf, con sede in Lusssemburgo, (49%) di Felice Santarelli, si aggiudica la procedura perché il piano industriale proposto intercettava i requisiti in grado di favorire il raggiungimento degli obiettivi.
Viene cosi consegnata, con un contratto d’affitto d’azienda, la gestione delle terme alla società Le Terme di Montecatini Spa, composta da La Montecatini Partners Spa di Ascoli (90%) e dall’Immobiliare Le Terme di Montecatini Spa (10%) proprietaria degli immobili.
Gia nel 2002, però, emergono i primi segnali di inottemperanza rispetto ai tempi ed entità degli investimenti definiti dal piano industriale, ma si evidenzia, soprattutto, la debolezza del contratto d’affitto stipulato, a causa del quale la proprietà non è in grado di esercitare alcun elemento di sostanziale pressione e controllo sugli impegni presi dai gestori privati.
Nel 2004 l’imprenditore Scaramucci procede con operazioni acquisizione di società al fine dell’aumento del proprio gruppo, utilizzando come garanzia per le banche finanziatrici, il capitale sociale de Le Terme di Montecatini Spa.
L’operazione non riesce ed è dell’agosto del 2004 la notizia che le terme non hanno più capitale sociale che è stato distolto ( titoli per 12 milioni di euro).
Si aprono alcune inchieste da parte della magistratura, una delle quali porta al sequestro delle quote detenute da Scaramucci che oggi sono custodite dal Tribunale di Ascoli.
Tutto ciò ha avuto ed ha ancora oggi pesanti conseguenze sulla operatività dell’azienda.
Il susseguirsi di denunce e ricorsi e le spinte speculative volte a far fallire Le Terme hanno prodotto ingenti danni d’immagine e forti flessioni occupazionali sia sugli occupati che sull’indotto disegnando un futuro incerto per l’economia della città.
Fin da subito, e per un lungo periodo, le sole organizzazioni sindacali hanno affermato che la soluzione della vicenda passava necessariamente attraverso una transazione tra le parti, posizione sostenuta dal fatto che è l’unica in grado di garantire la continuità dell’attività aziendale, evitando interruzioni altrimenti dannose per i lavoratori e per l’economia del territorio.
La non condivisione della posizione, ed il presentarsi di altre proposte di risoluzione della crisi, da parte di attori locali, economici e politici, ha creato, per un periodo, nella città di Montecatini un clima teso sicuramente non utile alla vicenda.
A questo si aggiungono dinamiche clientelari e strumentali, ad opera anche di coloro che a vario titolo si sono avvicendati nel tentativo di ricomporre problemi frapposti tra i soci privati e quello pubblico.
Ma la determinazione dei lavoratori, che in questi mesi hanno lavorato in condizioni difficili, con gli stipendi tagliati e senza la disponibilità delle necessarie dotazioni di materiali (numerosi i fornitori che hanno interrotto gli approvvigionamenti) e la loro lotta, l’occupazione degli stabilimenti, i presidi, gli scioperi ad oltranza hanno fatto emergere la drammaticità del futuro di numerose famiglie ma anche gli effetti della perdita di una risorsa economica unica per la città.
La battaglia dei lavoratori delle terme e la forte convinzione che la transazione è l’unica soluzione possibile, sostenuta delle organizzazioni sindacali ha aiutato la formazione di un fronte comune con le istituzioni locali e le categorie economiche della provincia di Pistoia.
In questa vicenda la Filcams - Cgil si è impegnata fortemente, con chiarezza nel metodo e nel merito dei fatti, per il raggiungimento dell’unità di intenti fra gli attori e per il perseguimento dell’unica soluzione possibile, diventando un punto di riferimento fondamentale per tutti
Il successo della mobilitazione di Ascoli è la dimostrazione della ritrovata unità e condivisione degli obiettivi, fattore questo di straordinaria importanza per affrontare una crisi che lascia intravedere scenari drammatici per la città di Montecatini.
Una manifestazione che ha dato un segnale forte di unicità sulla strada da seguire per dare risoluzione alla situazione in cui versano le terme, ma ha fatto anche registrare segnali di chiara ostilità nei confronti dei lavoratori e della città intera da parte degli ambienti ascolani che hanno rinnovato l’intenzione della messa in mobilità per 40 dei 58 dipendenti, una chiara provocazione, certo non un aiuto per la transazione.
Non si vedono ancora segnali positivi, la proprietà procederà nei prossimi giorni nel tentativo di riacquisire la gestione delle terme attraverso dei provvedimenti d’urgenza del tribunale e contemporaneamente con l’escussione delle fideiussioni assicurative poste a garanzia del contratto d’affitto, queste sono iniziative dovute ma pensiamo, come sindacato, che rischiano di non dare le garanzie necessarie al proseguimento dell’attività aziendale e il mantenimento dei livelli occupazionali: il rischio del fallimento perdura ed è sempre più vicino.
L’unica certezza è la transazione.