Libro che abbiamo, in Toscana, distribuito in modo capillare iniziando, già da tempo una formazione per tutto il gruppo dirigente a partire dalla Leghe sulle problematiche inerenti l'immigrazione.
Sono il segretario di un 'piccolo SPI' di una piccola provincia, Pistoia. Abbiamo circa 18 mila iscritti, sette leghe e, fra le tante cose che proviamo a fare, siamo coloro che ogni giorno, come ormai ci diciamo da tempo, 'alzano il bandone' per tenere aperti le (13) sedi della CGIL. Senza dimenticare la nostra attiva partecipazione alla contrattazione sociale e a tutte le iniziative che promuoviamo nelle scuole su 'legalità, memoria e Costituzione'.
Vorrei fare brevi riflessioni su due questioni:
La prima riguarda il risultato elettorale e anche le conseguenze che, per esempio, questo produrrà nel mio territorio. Siamo di fronte ad un profondo cambiamento della geografia politica che non so a quale futuro 'schema' di alleanze e di governo nazionale, regionale o locale porterà (se il centro sinistra non corregge il tiro e non corre ai ripari). Era un terremoto previsto ma, almeno per quanto mi riguarda, non di questa entità. I 20 comuni della mia provincia sono governati, fino ad oggi, prevalentemente dal centro sinistra (16 su 20).
Se, alle prossime tornate elettorali amministrative, che da noi sono previste una parte a giugno di quest'anno e molte altre nel 2019, verrà confermato il dato delle politiche, si avrà sempre un 16 a 20 ma per il centro destra e M5S. E anche se siamo gelosi della nostra autonomia e non ci scegliamo i nostri interlocutori, è anche vero che non siamo indifferenti ai programmi e ai valori ed ideali che distinguono le varie forze politiche.
Perché ancora oggi, anche se molto affievolite, le differenze ci sono e si sentono. Ero abituato, vivendo appunto in Toscana e nella provincia di Pistoia (il PCI prendeva, in diversi Comuni, oltre l'80% dei voti) ad una realtà che oggi non esiste più. E se non ne prendiamo atto rischiamo di perdere il contatto con la realtà.
E quando mi riferisco alle differenze fra i programmi e valori voglio fare due soli esempi: il Comune di Pistoia (dopo 70 anni abbiamo un Sindaco di Forza Nuova) non ci ha convocato per la contrattazione sociale ed ha aumentato tutte le rette degli asili nido senza nessuno tipo di esenzione.
Tutti devono pagare. E l'assessore (leghista) ha motivato così la scelta: 'chi non ha lavoro non manda i figli all'asilo nido, perché ha il tempo ed il modo di accudirli. Chi invece un lavoro ce l'ha, non ha problemi a pagare una retta minima'.
L'altro esempio riguarda il Comune di Serravalle Pistoiese (anche questo passato al centro destra dopo 70 anni) in cui siamo stati convocati per la contrattazione sociale solo per essere informati delle scelte compiute e sentendoci dire e ribadire che la Giunta aveva deciso di non sottoscrivere mai accordi con i Sindacati (a prescindere...).
Fra l'altro hanno scelto di diminuire la TARI alle aziende e di conseguenza aumentarla alle utenza domestiche. E poi c'è un preoccupante risultato della Lega nella nostra Regione. Nelle precedenti elezioni (2013) il Popolo delle Libertà copriva circa l'85% della colazione. La Lega aveva 0,7%. Ma nel 2018 tutti i voti in entrata nel centro destra vanno alla Lega e molti di questi voti sono anche 'della nostra gente'. Beh anche nel 1996, se non sbaglio, un indagine della CGIL Lombardia indicava la Lega come il primo partito fra gli operai con il 33% ma trovarmi ora la stessa identica situazione in Toscana a me fa male al cuore e spaventa.
Ma cosa ci si poteva aspettare? Con:
- 4,5 milioni di poveri,
- 11 milioni che rinunciano o rimandano le cure sanitarie per problemi economici,
- 3,3 milioni di lavoratori al nero,
- 4,5 milioni di lavoratori a contratto temporaneo ma involontario,
- i licenziati senza giusta causa,
- coloro che aspettano 24 mesi per una colonscopia o tre mesi per avere una risposta di un esame istologico (che fa la differenza fra la vita e la morte).
Mi verrebbe da domandare ai Partiti del centro sinistra: ma secondo voi, quelle persone, come sono entrate in quella cabina elettorale? Possiamo dire che non hanno visto più 'nella sinistra' la soluzione ai loro problemi? E che invece l'hanno vista come parte del (loro) problema?
E che la voglia di cambiare, anche a prescindere dal merito o dai contenuti e da dove porta il cambiamento è prevalsa su tutto il resto? E che si è votato il M5S perché rappresentava l'anti-sistema e la Lega per il sovranismo e la sicurezza? E possiamo dire (spero solo che sia così nel mio territorio) che abbiamo oggi una forte voglia di partecipazione politica soprattutto nei militanti del M5S, della Lega e di Casa Pound?
Certo ci siamo trovati a vivere una brutta campagna elettorale, fatta di promesse, delegittimazione dell'avversario (indicato agli elettori come fonte di pericolo), con il tentativo (riuscito) di parlare alla pancia della gente cercando di istallare paura nell'opinione pubblica. E' cambiato il mondo anche se leggevo pochi giorni fa che Giuseppe Dossetti, nel 1948, parlava di un elettorato influenzato dall'emotività e da fattori esterni alla razionalità della scelta politica.
La storia si ripete e noi, molte volte, non impariamo dalla storia. Per carità, il problema non è solo in Italia, è una fase storica che ha toccato l'Europa ma anche il resto del mondo (Trump, la Brexit, la Francia, l'Austria, la Polonia e cosi via..). Da noi forse c'era e c'è qualche problemino in più. A certa politica, ai partiti del centro sinistra avrei una richiesta da fare: smettete di farci del male! Perché lo fate non solo a voi ma lo fate soprattutto a noi e a chi rappresentiamo, alle decine di milioni di persone, lavoratrici, lavoratori, disoccupati, giovani e pensionati.
Dovete tornare fare una vera politica sociale, una lotta alle diseguaglianze, pretendere lavoro come dignità dell'uomo, eliminare il lavoro nero, la corruzione e gli sprechi. Dovete realizzare politiche alternative al centro destra. Ecco forse riusciremo a recuperare la 'nostra gente'.
La seconda riguarda il congresso: vorrei, un congresso che ancora prima di discutere del suo gruppo dirigente decida qual'è la linea politica, la scelta strategica, il progetto che indichiamo al Paese. Un congresso che analizzi quello che abbiamo alle spalle ma sopratutto ci faccia guardare avanti perché dobbiamo comprendere i cambiamenti avvenuti non solo nel mondo del lavoro ma in tutta la società, in tutte le sue mille sfaccettature e decidere, insieme, confederalmente come affrontarli. E poi, non meno importante, che dopo avere discusso e deciso, quel documento finale che approveremo diventi realmente, nella pratica quotidiana, dal livello nazionale sino al più è piccolo territorio, vincolante per tutti .
Non possiamo iniziare un congresso (il momento più alto di un'organizzazione di rappresentanza), coinvolgere le iscritte e gli iscritti, il paese e poi quando torniamo a casa c'è il 'bomba, liberi tutti' ed ognuno fa come ritiene più opportuno non sentendosi vincolato da quello che abbiamo poco prima deciso. Si rischia così, come è già successo, non solo di non essere credibili ma di distruggere il valore della confederalità. Ci vorrebbe poi un documento che affronti in maniera più sintetica possibile i problemi che abbiamo di fronte. Sintetico e non scritto in sindacalese anche perché, ce lo possiamo dire?
Fino ad oggi il voto delle iscritte e iscritti era un voto non del tutto consapevole, si votava il documento o i documenti non per quello che c'era scritto, ma per il rapporto di fiducia che legava quegli iscritti a quel dirigente o delegato aziendale che veniva in assemblea a presentarlo. Così si metteva in atto un esercizio di democrazia apparente e non sostanziale. Per carità, non deve essere sottovalutato questo rapporto di fiducia, ma il voto sul o sui documenti non può avvenire principalmente per questo. E allora bisogna cambiare qualcosa.
Credo poi che su le questioni tipo il valore della sanità pubblica, la sanità integrativa, il welfare contrattuale dovremo definire la nostra posizione di nuovo (di nuovo perché avevamo già detto qualcosa nell'ultimo congresso) ma forse lo dovremo fare con più determinazione. Dobbiamo riaffermare e pretendere che esista realmente un sistema sanitario pubblico universalistico, dobbiamo dire chiaramente se vogliamo o meno fermare la contrattazione sulla sanità integrativa contrattuale e aziendale che fatta come è stata fatta sino ad oggi crea disuguaglianze sociali.
E dovremo dire che gli aumenti contrattuali devono essere 'in soldi freschi e fruscianti' e non in buoni benzina, benefit, o appunto sanità integrativa che aiuta, ricordiamolo, di fatto la strisciante privatizzazione del sistema sanitario pubblico che è già in atto da troppo tempo. Noi, come posso dire, abbiamo già una parte di documento 'scritto' a partire dal il Piano del Lavoro alla Carta dei Diritti Universali del Lavoro, al 'progetto lavoro 4.0'.
Ecco solo dopo avere deciso 'cosa vogliamo, dove vogliamo andare', solo dopo dovremo trovare e sapremo trovare il gruppo dirigente necessario. Riaffermando ancora una volta, ma con più decisione, il valore della Confederalità. Certo non sarà un percorso facile, non lo è mai stato, la nostra è una grande organizzazione con al proprio interno tante sensibilità. Troppo lenta delle volte ad accorgersi dei cambiamenti, a rimodellare la propria struttura organizzativa e a fare sintesi.
Ma dobbiamo provarci. E' un dovere, un compito che spetta a tutto il gruppo dirigente dal livello nazionale al più piccolo territorio, cercando di isolare le varie tifoserie che sono così inutili e nocive. Non possiamo sottovalutare quanto successo il 4 marzo perché quel voto parla anche a noi.
L'unica vera risposta che possiamo dare ai populismi è quella di costruire un Sindacato che sappia interpretare i cambiamenti, ascoltare il disagio delle persone, provare ad andare incontro ai loro problemi, cercando di intercettarle nei loro luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle periferie, dovunque esse siano.
Come diceva Di Vittorio: 'dobbiamo lavorare sodo e soprattutto lottare insieme e rimanete uniti. Il Sindacato vuol dire unione, compattezza. Uniamoci con tutti gli altri lavoratori: in ciò sta la nostra forza. Lavorare con tenacia, con pazienza: come un piccolo rivolo contribuisce a ingrossare il grande fiume, a renderlo travolgente, così anche ogni piccolo contributo di ogni militante confluisce nel maestoso fiume della nostra storia, serve a rafforzare la grande famiglia dei lavoratori e la nostra CGIL'.
Buon Congresso a tutte e tutti.