Emergenza sanità così non ne usciamo

Emergenza sanità così non ne usciamo “ogni estate la solita storia” (peccato che non sia solo d’estate)

Ormai siamo abituati a leggere spesso sulla stampa locale, soprattutto in certi periodi dell’anno (ma non solo), dell’emergenza sanità (liste di attesa inaccettabili, tempi insopportabili ai pronto soccorso, mancanza di strutture socio-sanitarie adeguate nel territorio, pochi letti di cure intermedie, personale insufficiente...).

La Regione Toscana, l’ASL Toscana Centro, tentano ogni qual volta si presenta il caso, con interventi che definisco “tampone”, di fare fronte a queste “emergenze” che di fatto ricadono sulle spalle dei pazienti (spesso anziani), delle loro famiglie ma anche degli operatori della sanità.

Anche l’ultima scelta della Regione per ridurre le liste di attesa pagando prestazioni libero professionali ambulatoriali che sono affidate a medici che sono già al servizio del sistema sanitario pubblico e che potranno svolgere il loro lavoro fino alle ore 24,00 ed il sabato pomeriggio (dopo avere svolto durante la giornata il normale orario di lavoro come dipendente pubblico) a me sembra l'ennesimo tentativo di rincorrere un'emergenza che ormai non è più un'emergenza.

Avrebbe avuto un senso se questa ennesima "riorganizzazione" (con un tempo limitato di applicazione) fosse stata accompagnata da una presa di posizione formale della Regione Toscana nella quale si fosse chiesto un adeguato (molto adeguato) incremento delle risorse del Fondo Nazionale Sanità e la cancellazione delle norme che impediscono di fatto le assunzioni di dipendenti pubblici in sanità (e non solo). Chiedendo a gran voce (Rossi e Saccardi) un piano straordinario di assunzioni pubbliche (medici, infermieri, anestesisti...) e accompagnando tale presa di posizione e richiesta formale al Governo e al Parlamento con una mobilitazione da fare insieme ai sindacati. Se la Regione non fa questo continua nella strada di interventi emergenziali che, di fatto, non fermeranno la non più strisciante privatizzazione del sistema sanitario pubblico in Toscana.

Occorre pertanto una grande mobilitazione che pretenda queste due “banali” cose (soldi e più personale pubblico). Il resto o sono tamponi momentanei o prese in giro. Poi possiamo (e dobbiamo) continuare ad intervenire su sprechi, orari, organizzazione, spesa farmaceutica, cliniche universitarie e medici di famiglia. Ma prima occorrono le due cose che dicevo se no smettiamo di stupirci.

Andrea Brachi
segretario generale SPI CGIL Pistoia