Il Governo del faremo (di Renzo Innocenti)

rinnocentiSiamo ormai giunti ai primi cento giorni dalla formazione del governo penta-leghista guidato (si fa per dire) dall’impalpabile presidente Conte ed i primi giudizi sono doverosi. Qualcuno potrebbe obiettare che è presto per fare un bilancio ma in una democrazia è bene sapere che chi si candida a governare un Paese è sempre sottoposto al giudizio e alla valutazione del proprio operato, fin dal primo giorno. D’altra parte è stata proprio l’attuale maggioranza di governo ad inaugurare la stagione politica dell’ immediatezza sulla cronaca, sui fatti quotidiani.

E, comunque, le cose che si sono verificate in questi mesi sono sufficienti per esprimere alcune valutazioni sulle “caratteristiche” di questo governo.  Parlo di caratteristiche perché per quanto riguarda i fatti, fino ad ora pochi, anzi pochissimi e su quei pochissimi c’è molto da dire, vedi per esempio il decreto che modifica alcune cose in ambito lavorativo. Non voglio definirlo con il nome con il quale è stato propagandato perché ho troppo rispetto per i valori che la parola dignità richiama.

Poi, se andiamo a vedere nel concreto, al di là di un timido segnale positivo subito annullato dalla reintroduzione dei voucher, si evidenzia l’assenza completa di una visione complessiva, organica per contrastare efficacemente la precarietà. Per non parlare dell’impegno, clamorosamente disatteso, del ministro Di Maio sull’ art. 18. Almeno ci fosse stato qualcosa in merito all’emergenza rappresentata dall’imminente scadenza degli ammortizzatori sociali per circa 80 mila lavoratori. Anche qui, altro che anima di sinistra: molta propaganda e poca sostanza.


E’ veramente difficile individuare quali sono le priorità per questa coalizione di governo. Il lavoro ed il rilancio dell’economia? In quali settori produttivi strategici si intendono favorire gli investimenti ? Ed il nodo rappresentato dal nostro deficit di reti infrastrutturali materiali e non come si intende risolverlo, dato che assistiamo a mille linguaggi nella maggioranza che ha la responsabilità di governo.


Viste anche le prospettive poco rosee che si profilano all’orizzonte uno si sarebbe aspettato un deciso intervento per reagire al ventilato rallentamento della crescita ed invece sulle misure per rilanciare la nostra economia non c’è ancora niente di concreto. Certo, annunci, dichiarazioni tante (un po’ confuse e anche contraddittorie a dir la verità) ma fatti, non pervenuti. L’unico effetto che queste hanno prodotto è stato quello di far allontanare parte degli investitori (circa 70 miliardi negli ultimi due mesi) e innalzare gli interessi che dobbiamo pagare sul nostro debito, aggravando in questo modo una situazione già di per sé molto complicata.


Attendiamo il prossimo appuntamento rappresentato dalla legge di stabilità per dare un giudizio più compiuto ma le prime avvisaglie non promettono nulla di buono, solo una quantità infinita di parole giunge ai nostri orecchi, slogan ripetuti in modo ossessivo e compulsivo. Si potrebbe definire l’attuale fase come caratterizzata da una sostanziale “immobilità dinamica”. In concreto cosa stanno facendo per dare corso alle promesse elettorali in base alle quali hanno conquistato un vasto consenso? Gli impegni originari, se si prendessero sul serio, avrebbero bisogno di un finanziamento di circa 100 miliardi; la discussione di questi giorni vede già difficoltà a reperire i 23 miliardi di spese obbligate per pagare i maggiori interessi sul debito ed evitare l’aumento dell’ Iva. Se tanto mi dà tanto…… C’è solo da sperare che questa classe dirigente non ci conduca ad una deriva economica che sarebbe esiziale per i destini democratici di questo Paese.


Ma c’è una cosa sulla quale non bisogna aspettare alcun ulteriore documento per dare un giudizio sull’operato di questo Governo giallo-verde. E’ qualcosa di estremamente preoccupante e su cui è difficile trovare qualche precedente nella storia della nostra democrazia repubblicana. Si tratta dell’atteggiamento sprezzante, per certi versi eversivo - sicuramente avventurista - nei confronti dei precetti contenuti nella nostra Costituzione. Non si tratta solo di rispettare i codici e le regole (bilanciamento e controllo dei poteri) ma qualcosa di più profondo. Chi governa ha il compito costituzionale e la responsabilità morale di tenere unito il Paese su alcune regole fondamentali di convivenza civile e non sollecitare ripetutamente gli istinti viscerali dei suoi sostenitori. Nessuno mi leva dalla mente che qui sta la chiave di lettura del successo elettorale dei partiti che oggi sono al potere e del perdurante consenso che questo Esecutivo continua ad avere.


Altro che governo del cambiamento, assistiamo al tentativo quotidiano di togliere di mezzo qualsiasi principio di solidarietà; la vita degli altri non vale più niente, stiamo diventando un Paese inaffidabile sotto molti punti vista, anche da quello del rispetto dei diritti umani. Certa politica ha fatto del rancore e dell’avversione verso il prossimo il suo segno distintivo e adesso ne paghiamo le conseguenze. Per ogni cosa che accade c’è l’individuazione del nemico da abbattere; poi, quando sarà il momento si proporrà, forse, come risolvere quel problema. L’importante è dare in pasto ai propri fans e mettere alla gogna qualcuno. Gli stessi gravi fatti di razzismo e di intolleranza nei confronti dei migranti sono la cartina di tornasole di un sentimento pubblico crescente sollecitato dalla propaganda di chi oggi occupa i massimi livelli di responsabilità di governo.


Occorre reagire con forza contrapponendo a questa situazione la forza della ragione, del diritto umanitario, dei valori della solidarietà e dell’eguaglianza. In questa opera di ricostruzione di un terreno di coesione sociale la CGIL con il suo congresso può dare un contributo significativo così come altre volte in momenti particolarmente difficili è avvenuto nella storia tormentata di questo Paese.
Pistoia, Settembre 2018

Renzo Innocenti