JOBS ACT. CAMUSSO: DALLA CONSULTA UNA DECISIONE IMPORTANTE E POSITIVA. ORA RIPRISTINARE E ALLARGARE LE TUTELE DELL’ARTICOLO 18

“Dalla Corte Costituzionale è arrivata una decisione importante e positiva, che dichiara illegittimo il criterio di determinazione dell'indennità di licenziamento come previsto dal Jobs Act sulle tutele crescenti e non modificato nell'intervento del Decreto dignità.

Nelle prossime settimane avremo modo di commentare nel dettaglio la decisione, tuttavia quanto stabilito dalla Corte, a seguito di un rinvio del Tribunale di Roma su una causa per licenziamento illegittimo promossa dalla Cgil, è un segnale importante per la tutela della dignità dei lavoratori”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato ieri la decisione della Consulta, che ha ritenuto illegittimo il rigido criterio di quantificazione del risarcimento spettante al lavoratore in caso di licenziamento illegittimo, basato esclusivamente sull’anzianità aziendale.

“Un sistema - sottolinea la leder della Cgil - irragionevole e ingiusto, che calpesta la dignità del lavoro e che permette di quantificare preventivamente il costo che un’azienda deve sostenere per ‘liberarsi’ di un lavoratore senza avere fondate e reali motivazioni. Vale a dire quello che potremmo definire la rigida
monetizzazione di un atto illegittimo”.

Quanto stabilito dalla Corte Costituzionale - conclude Camusso - può e deve riaprire una discussione più complessiva sulle tutele in caso di licenziamento illegittimo per le quali, per la Cgil, è fondamentale il
ripristino e l'allargamento della tutela dell'art.18. Come proposto nella ‘Carta dei diritti’, non è rinviabile la definizione di un sistema solido e universale di tutele nel lavoro, superando la logica sbagliata che ha guidato le riforme del mercato del lavoro degli ultimi anni, ultima il Jobs Act, che hanno attaccato il sistema delle tutele e dei diritti, svilendo il ruolo del lavoro nel nostro Paese”.

La notizia è rimbalzata ieri sui social network e sui siti web dei quotidiani. Sui profili social della Cgil, in particolare Facebook eTwitter i commenti dei dirigenti e dei sindacalisti, insieme a quello di Susanna Camusso. Lorenzo Fassina, responsabile dell’ufficio giuridico, ha parlato tra i primi di una grande vittoria della Cgil.


Tra i principali quotidiani la notizia è rilanciata oggi in prima pagina dal Sole 24 ore (“Licenziamenti. Indennizzi bocciati”, con i servizi a pagina 25), Il Messaggero (“La Consulta incrina il Jobs
Act”, con gli articoli di Di Branco e Franzese a pagina 7), sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: “La Consulta boccia pure mezzo Jobs Act. E’ incostituzionale” (con i servizi a pagina 6). Il manifesto
apre con tre notizie forti: lo scontro sulla manovra economica, lo scandalo del decreto per Genova, ma soprattutto la “rivincita della Cgil su Renzi” a proposito della bocciatura del Jobs Act da parte della Consulta (gli articoli a pagina 4). Sul Corriere della Sera scrive Enrico Marro (“La Consulta boccia il Jobs Act sull’indennità di licenziamento”, p.31) che ricorda l’inizio della vicenda: …Il caso nasce dal licenziamento, nel dicembre sois, di una lavoratrice che si era rivolta alla Cgil. Su richiesta dei suoi avvocati, Amos Andreoni e Carlo De Marchis, il tribunale aveva rinviato la questione alla Consulta, che ha appunto dichiarato incostituzionale il criterio rigido dell'anzianità di servizio, restituendo al giudice autonomia nella determinazione dell'indennizzo…

Su La Stampa scrive Paolo Baroni:
“La Consulta boccia l’indennità di licenziamento. Il governo Renzi aveva fissato un tetto di due mensilità. Di Maio l’aveva alzato a 6”, p. 3)…anche Baroni ricorda giustamente l’origine della sentenza di
ieri: … A portare la questione degli indennizzi davanti all'Alta corte è stata la Filcams Cgil sollevando il caso di una pasticciera romana allontanata dal lavoro nel dicembre del 2015 per motivi economici.


Dopo l'impugnativa del licenziamento e la richiesta di reintegra, il giudice ha emanato una ordinanza di sospensione che ha consentito il ricorso alla Corte. La decisione della Consulta, che ha respinto tutta
un'altra serie di rilievi sui licenziamenti, in quanto inammissibili o infondati, è stata quella di censurare le disposizioni contenute nell'articolo 3 del Jobs act confermate poi nell'impianto nel decreto varato ad agosto dal governo gialloverde. In particolare, la previsione di un'indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore, secondo la pronuncia di ieri, è contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione…

Sull’Avvenire il pezzo di Nicola Pini: “La Consulta smonta il Jobs Act: bocciato l’indennizzo” (p.7) La notizia rimbalza anche sulla free press. “Jobs Act, bocciato l’indennizzo fisso per i licenziati” è il titolo del pezzo di Alessandra Severini su Leggo (p. 4).

Su Repubblica.it una intervista al giuslavorista Michele Tiraboschi:
https://www.repubblica.it/economia/2018/09/26/news/senza_sul_jobs_act_ecco_cosa_cambia-207420537/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P5-S1.8-T2.


Tiraboschi parla oggi anche sul Messaggero: “Ora si rischia il caos totale e mancano politiche attive” (intervista di Giusy Franzese a pagina 7)