PREMESSA
Cgil, Cisl e Uil continuano ad affermare con forza la necessità che lo sviluppo del Paese sia supportato da politiche espansive e sostengono, in coerenza con le linee espresse dalla Confederazione Europea dei Sindacati, che sia necessario il superamento delle politiche di austerity che, in Italia come in Europa, hanno determinato profonde disuguaglianze, aumento della povertà, crescita della disoccupazione in particolare giovanile e femminile.
La manovra del Governo, pur rappresentando una prima inversione di tendenza, mostra elementi di inadeguatezza ed è carente di una visione del Paese e di un disegno strategico che sia capace di ricomporre e rilanciare le politiche pubbliche finalizzate allo sviluppo sostenibile e al lavoro.
L’utilizzo degli oltre 22 miliardi di spesa previsti in deficit dalla manovra deve essere finalizzato a nuove politiche che mettano al centro il lavoro e la sua qualità, in particolare per i giovani e le donne, che siano in grado di contrastare l'esclusione sociale e la povertà; che determinino processi redistributivi e di coesione nel Mezzogiorno; che prevedano investimenti in infrastrutture materiali e sociali; innovazione, scuola, formazione e ricerca, prevenzione e messa in sicurezza del territorio e che sostengano le politiche industriali
La manovra traccia, invece, un percorso diverso: mancano le risorse per gli investimenti poiché si privilegia invece la spesa corrente, si preannunciano ulteriori tagli e si introducono misure che non determinano creazione di lavoro ma rischiano di rappresentare mere politiche di assistenza. Il contrasto alla povertà è senza dubbio una priorità per il Paese, ma la povertà non si combatte se non c'è lavoro e non si rafforzano le grandi reti pubbliche del paese: sanità, istruzione e servizi all'infanzia e assistenza. Del tutto assenti sono i riferimenti all’innovazione nella Pubblica Amministrazione e al rinnovo di contratti in essere e di quelli futuri.
Sulla previdenza è positiva l'apertura di una base di confronto su “quota 100”, ma manca qualunque riferimento alla pensione di garanzia per i giovani, agli interventi a favore delle donne, ai lavoratori precoci e lavori gravosi e la separazione tra previdenza e assistenza. Sul versante fiscale i provvedimenti annunciati sono iniqui e sbagliati in quanto si scegli di introdurre un nuovo condono premiando gli evasori e non si riduce il cuneo fiscale per i lavoratori e per i pensionati, non si prevedono né una maggiore progressività delle imposte e interventi sui patrimoni dei più ricchi e non si programma un deciso contrasto all'evasione.
Per queste ragioni riteniamo che il confronto con l'Europa sulla manovra dovrebbe essere caratterizzato più che da atteggiamenti strumentali spesso reciproci e da tensioni anti – europeiste, da una grande e seria battaglia per cambiare lo statuto economico europeo e le politiche economiche attraverso lo scomputo delle spese per investimenti materiali e sociali dal deficit, l’aumento delle risorse europee per gli investimenti; per la sostenibilità ambientale e per le politiche di coesione.
Questo documento contiene le proposte che Cgil, Cisl e Uil intendono presentare per la prossima legge di bilancio, che verranno arricchite e discusse con i lavoratori, le lavoratrici, le pensionate e i pensionati in tante assemblee nei luoghi di lavoro e negli attivi unitari in tutti i territori. Su questa base intendiamo aprire il confronto con il Governo sostenendo le nostre proposte, anche con le forme e gli strumenti propri dell’esperienza sindacale. Queste proposte delineano un modello di sviluppo del paese fondato sulla sostenibilità sociale e ambientale, sulla solidarietà nazionale - anche in netto contrasto con scelte autonomiste che che la potrebbero compromettere.
CGIL CISL e UIL vogliono un Paese che riparta dalla coesione, dall'inclusione e dall'integrazione, antidoti alle paure dell'altro, in un sistema virtuoso di convivenza in cui il lavoro può favorire le politiche di integrazione dei migranti, evitando forme di sfruttamento, di caporalato, che negando le condizioni di vita e di lavoro dignitoso, favoriscono le speculazioni malavitose che si nutrono del disagio sociale.
Un paese che costruisce il proprio futuro e lo rappresenta a partire dal lavoro, libero, dignitoso e di qualità, si basa su di un sistema virtuoso di convivenza, rispettoso delle necessità e dei bisogni delle persone, in un’ottica di reciprocità, chiave di volta per una reale integrazione. Soltanto una buona politica di accoglienza, equa, solidale e sostenibile può permettere una corretta integrazione, mettendoci al riparo da possibili degenerazioni razziste e xenofobe di cui l’Italia non ha certo bisogno.
Sviluppo, crescita e occupazione
La prima leva dell’economia italiana per generare una crescita sostenuta, rinnovare il modello di sviluppo e creare nuova occupazione sono gli investimenti. Gli investimenti pubblici moltiplicano, generano, condividono, attraggono gli investimenti privati e possono promuovere una nuova struttura produttiva. Per questo CGIL, CISL e UIL credono che sia necessario:
· Programmare un graduale incremento degli investimenti pubblici fino al 6% del PIL;
· Aprire una seria discussione in Europa per lo scomputo degli investimenti pubblici dal
deficit;
· Apportare modifiche alla legge sul pareggio di bilancio degli enti locali;
· Sviluppare le infrastrutture che devono rappresentare la priorità degli investimenti
pubblici, anche per aumentare la produttività del sistema paese e diffondere la crescita in tutto il territorio;
· Sviluppare le infrastrutture sociali e le grandi reti pubbliche legate alla salute, all'istruzione all'assistenza;
· Sviluppare le infrastrutture materiali con il completamento e la programmazione strategica delle grandi opere, che connettono il paese e rappresentano la spina dorsale del paese e lo collegano al resto dell’Europa;
· Investire in un piano straordinario sulla manutenzione delle infrastrutture esistenti;
· Sviluppare le Infrastrutture energetiche e digitali, che dalle reti alle produzioni costituiscono un pilastro della politica industriale;
· Sloccare le risorse dei fondi destinati allo sviluppo locale previsti dal cosiddetto “Piano Periferie”;
· Confermare, nell’eventuale revisione del codice degli appalti, la tutela del lavoro e la lotta per la legalità.
Una nuova governance pubblica, fondata sul riordino e il coordinamento degli attori istituzionali rappresenta una condizione necessaria per una nuova politica di sviluppo industriale, anche di lungo periodo, più autonoma dalla politica e più condivisa con le parti sociali. Solo in questo modo, peraltro, si può governare e diffondere l'innovazione in tutto il sistema paese. Vuoti istituzionali e sguardo miope hanno troppo spesso trascurato le debolezze strutturali del nostro sistema di imprese.
Una nuova politica industriale che garantisca anche un rafforzamento della contrattazione - a tutti i livelli - e un aumento dei salari, contenendo la povertà e riducendo le disuguaglianze. Come previsto dagli Accordi interconfederali siglati da CGIL, CISL, UIL e le Associazione delle Imprese da ultimo con Confindustria, il Governo dovrebbe “rafforzare le misure di sostegno a un modello di relazioni industriali autonomo, innovativo e partecipativo, che sostenga la competitività dei settori e delle filiere produttive, nonché il valore e la qualità del lavoro, e favorisca, anche attraverso la diffusione della contrattazione di secondo livello, i processi di trasformazione in atto e il collegamento virtuoso fra innovazioni, produttività del lavoro e retribuzioni”.
Sia data continuità al piano nazionale Impresa 4.0 a partire dalla legge di bilancio 2019 non solo nella riqualificazione degli incentivi agli investimenti coerenti, ma attraverso una loro rimodulazione per estenderne la portata e l’accesso alla folta platea di PMi che rischiano di esserne escluse;
Sia completato il piano Impresa 4.0 con lo sviluppo dei Competence center, snodi indispensabili per una diffusione di tali tecnologie e modelli organizzativi a imprese non ancora coinvolte.
È inoltre indispensabile prorogare ed estendere il credito di imposta per la formazione dei lavoratori coinvolti nei processi di innovazione, rendendo stabile tali misure; potenziare i fondi comunitari al fine di costruire un grande piano di formazione continua, alimentato anche dai fondi interprefossionali di cui vanno tutelate le risorse, che porti un numero crescente di lavoratori a dominare le adeguate e necessarie competenze digitali e di interazione con le tecnologie 4.0.
Tutte le iniziative di incentivo e disincentivo del regolatore pubblico devono inoltre essere orientate stabilmente alla contemporanea creazione di attività sostenibili dal punto di vista sociale, delle tutele lavorative nonché ambientale.
Riforma fiscale e svolta nella lotta all’evasione
Nel paese c’è un carico fiscale eccessivo sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni e la manovra del Governo non risponde alle esigenze dei lavoratori e dei pensionati.
L’equità del sistema e la lotta all’evasione non si realizzano riproponendo il sistema dei condoni.
Le politiche fiscali sono strumento importante di redistribuzione e di sviluppo di un paese.
Per questo Cgil, Cisl e Uil credono che sia necessario ridisegnare uno strumento che negli ultimi decenni è finito per diventare iniquo e soprattutto penalizzante nei confronti di lavoratori e pensionati. Cgil, Cisl e UIL da tempo denunciano che la pressione fiscale in Italia è troppo alta ed in particolare è insopportabile per i lavoratori dipendenti e pensionati che contribuiscono al gettito Irpef per il 94,8%.
Cgil, Cisl e Uil credono sia giunto il tempo di una riforma complessiva del sistema nel nome dell'equità e della progressività, necessaria anche per favorire lo sviluppo del paese a partire dalla lotta all’evasione fiscale.
L’Italia ha la maglia nera in Europa sull’evasione fiscale. La Commissione governativa sull’economia non osservata ha quantificato in oltre 111 miliardi l’evasione annuale, di cui 35 miliardi di sola Iva.
Cgil, Cisl e Uil, sono fermamente contrarie ad ogni ipotesi di condono e ritengono non più rinviabile una vera e propria svolta politica per aggredire questo problema rendendo più equo il nostro sistema fiscale e colmando un vulnus di democrazia.
Cgil, Cisl e Uil propongono di:
· Istituire un’agenzia dedicata esclusivamente all’accertamento ed al monitoraggio della riscossione;
· Estendere il meccanismo della ritenuta alla fonte anche per i redditi da lavoro autonomo implementando meccanismi che consentano il versamento diretto dell’iva con anticipi sulle altre imposte;
· Ampliare il contrasto di interessi, attraverso l’introduzione di detrazioni per i servizi alle famiglie;
· Rendere tracciabili tutti i pagamenti, attraverso l’utilizzo della moneta elettronica e portando a 1000 euro il limite per i pagamento in contanti;
· Trasmettere automaticamente della fattura elettronica e di tutte le transazioni a Sogei ed all’anagrafe fiscale;
· Varare “una regola d'oro” la quale stabilisca che tutti i redditi dichiarati siano controllati almeno una volta ogni 5 anni;
· Incrociare tutte le banche dati della pubblica amministrazione centrale e territoriale;
· Occorre potenziare il diritto tributario, revisionando, anche, il sistema sanzionatorio. Cgil, Cisl e Uil si battono per un fisco equo e semplice che non sia vessatorio e rispetti i diritti dei contribuenti. Per questo motivo propongono di elevare a rango costituzionale lo Statuto del Contribuente, rendendo così effettivamente esigibile il principio della irretroattività.
Contrastare l’evasione in Europa e nel mondo attraverso:
· la creazione di una base imponibile comune per tutte le imprese che operano negli stati con l’introduzione di aliquote minime e massime applicabili;
· l’introduzione di una Web tax in tutti i paesi della UE;
· il rafforzamento e l’estensione a tutti i paesi membri della UE della tassa sulla
transazioni finanziarie, TTF.
Cgil, Cisl e Uil ritengono che la “flat tax” sia una risposta sbagliata ed iniqua e avanzano una proposta compiuta per ridurre la pressione fiscale e rendere finalmente equo il sistema tributario:
· Aumentare significativamente le detrazioni spettanti ai redditi da lavoro dipendente e da pensione con un meccanismo che riconosca un credito d’imposta anche agli incapienti.
· Ridefinire le aliquote Irpef e le basi imponibili rafforzando la progressività prevista dalla Costituzione per tutte le tipologie di reddito;
· Introdurre un nuovo assegno familiare universale, aggregando in un unico istituto l’attuale assegno al nucleo familiare e le detrazioni per familiari a carico;
· Rivedere in maniera organica la tassazione locale;
· Riconsiderare l’imponente mole delle agevolazioni fiscali attraverso un intervento mirato. Escludendo ogni taglio lineare che penalizzerebbe ancora una volta lavoratori e pensionati;
· Destinare al Fondo di riduzione della pressione fiscale, fortemente voluto da Cgil, Cisl e Uil, il 70% di quanto recuperato dall’evasione e dalla lotta agli sprechi;
· Valorizzare i Caf che sono la più grande innovazione nella amministrazione fiscale degli ultimi 25 anni, avendo attuato l’unica vera semplificazione del nostro sistema fiscale.
· Rivedere il sistema delle agevolazioni alle imprese che deve essere orientato a comportamenti meritori sull’occupazione, la sostenibilità ambientale, la formazione e gli investimenti
Mezzogiorno
Il rilancio del Mezzogiorno, richiede con urgenza una politica economica non più soltanto orientata al superamento della crisi, ma espansiva e capace di far ripartire la produzione e i servizi e generare quel processo di ridistribuzione della ricchezza che è mancato in questi anni.
Per CGIL CISL e UIL il rilancio del Mezzogiorno non deve essere demandato solo e soltanto ai fondi comunitari e al fondo sviluppo e coesione, risorse tra l’altro quasi integralmente assegnate e programmate.
CGIL, CISL UIL chiedono il rispetto della clausola per la ripartizione territoriale dell’80% al Mezzogiorno del Fondo Sviluppo e Coesione e di prevedere espressamente la possibilità di far assumere anticipatamente alle amministrazioni pubbliche impegni di spesa giuridicamente vincolanti.
Negli anni nel Mezzogiorno vi è stato un sostanziale e graduale abbassamento dei trasferimenti sia per la spesa di parte corrente sia per la spesa in conto capitale.
È quindi necessario applicare, nella prossima Legge di Bilancio, la clausola del 34%, ovvero garantire i trasferimenti in base alla percentuale della popolazione residente, introdotta nella scorsa legislatura, estendendola al Settore Pubblico Allargato , assicurando il ripristino dell’equità nei trasferimenti e restituendo così alle politiche di coesione un carattere di effettiva addizionalità.
In particolare CGIL, CISL e UIL chiedono:
· un piano di investimenti su opere infrastrutturali, completando alcuni grandi assi viarii e ferroviari e accelerando la realizzazione degli interventi già programmati e dall’altro investire in una rete intermodale che connetta efficacemente territori e persone da e tra le diverse aree del Mezzogiorno, comprese le aree interne;
· investimenti per la prevenzione, manutenzione e la messa in sicurezza del territorio e degli edifici, unitamente ad un piano per la infrastrutturazione energetica e digitale;
· investimenti pubblici per l’infrastrutturazione sociale, in particolar modo su sanità, servizi sociali e istruzione quali precondizione indispensabile per determinare una dinamica di sviluppo;
· un fondo statale destinato alla progettazione di opere pubbliche specifico per il Mezzogiorno, con una dotazione iniziale di almeno 500 milioni di euro;
· la necessità di un nuovo modello di Governance delle politiche industriali e di sviluppo;
· incentivi selettivi e condizionati per stimolare investimenti privati in settori strategici e occupazione di qualità. In modo specifico per il Mezzogiorno aumentando l’intensità d’aiuto alle imprese che investono in innovazione di processi e prodotti, gli incentivi per l’innovazione, la ricerca e la formazione del Piano Impresa 4.0; confermare e migliorare il “Bonus occupazione Mezzogiorno” per il triennio;
· il rifinanziamento e la proroga fino al 2021 del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali;
· Il rafforzamento del fondo per la crescita dimensionale delle imprese del Mezzogiorno e favorendo anzitutto l’accesso al credito, eliminando, così il divario di costi rispetto al centro-nord;
· il completamento del quadro normativo sulle semplificazioni per rendere operative le Zone Economiche Speciali, garantendo al tempo stesso la qualità del lavoro, la tutela dell’ambiente e il diritto fondamentale alla salute e sicurezza;
· la messa in rete sinergica nei territori e nei grandi obiettivi strategici delle reti di ricerca pubbliche e private (università, enti pubblici di ricerca ed imprese), nonché la revisione dei parametri utilizzati per la distribuzione delle risorse alle Università e il conseguente contrasto alle forti contraddizioni create dal sotto-finanziamento degli atenei meridionali;
· un rafforzamento delle amministrazioni pubbliche in termini di personale e competenze con un piano straordinario di assunzioni, che ecceda il solo turn-over, per una pubblica amministrazione efficiente che è l’altra grande precondizione;
· consolidare le politiche sulla sicurezza, la lotta al lavoro irregolare e una forte azione di contrasto alla criminalità.
Ammortizzatori sociali e politiche attive
Sono necessari interventi normativi sugli ammortizzatori sociali che tengano conto delle esigenze delle aziende di completare i percorsi di ristrutturazione o di uscire da crisi di mercato quali:
· prolungare la durata massima della cassa integrazione straordinaria oltre i 24 mesi nel quinquennio;
· allargare e sostenere adeguatamente il ricorso al contratto di solidarietà;
· rendere strutturale la proroga della CIGS per cessazione di attività e per procedure concorsuali;
· avviare un monitoraggio sul funzionamento del Fondo di Integrazione Salariale (Fis);
· rafforzare la Naspi abolendo il décalage del 3% e potenziandone la copertura per i lavoratori stagionali.
CGIL-CISL-UIL ritengono che la reintroduzione delle causali nel Decreto dignità sia uno dei requisiti fondamentali per configurare come temporaneo un rapporto di lavoro. La causale, implica, però, che vi sia certezza circa il suo campo di applicazione.
Seppur in presenza di causali di fonte legale, per le quali il Decreto Dignità non prevede alcun rinvio alla contrattazione, CGIL-CISL-UIL ritengono necessario che vengano demandate alla stessa gli eventuali interventi.
Più in generale, va ridotto il costo del lavoro a tempo indeterminato riducendo stabilmente il cuneo contributivo/fiscale.Va rapidamente avviato il potenziamento delle politiche attive del lavoro per un loro rafforzamento istituzionale, con il coinvolgimento delle Regioni, al fine di costruire un sistema che garantisca un governo pubblico, unitario e nazionale delle politiche attive.
Affinché la positiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sia esigibile per tutti i cittadini e favorire una collaborazione e il dialogo tra i centri per l’impiego pubblici e quelli privati utilizzando l’esperienza e le competenze delle APL e del sistema della bilateralità.
· rafforzare il sistema ANPAL a partire dai fondamentali terminali operativi quali sono i Centri per l’Impiego, iniziando dai territori che sono più deboli e intervenendo sui divari territoriali, limitando il rapporto utente/operatore oggi troppo alto;
· avviare l’implementazione di un sistema informativo che deve diventare unico ed efficiente, per dare trasparenza ai flussi informativi ed accelerare il processo di integrazione di tutte le banche dati esistenti;
· dare corso al Piano di rafforzamento per i CPI attuando la definitiva stabilizzazione dei precari ancora oggi presenti, prevedendo le annunciate nuove assunzioni e garantendo continuità nell’implementazione delle risorse umane e finanziarie;
· prevedere il necessario rafforzamento delle competenze degli operatori, per rispondere ai nuovi bisogni e in particolare al tema dell’incrocio fra domanda e offerta di lavoro e ai servizi alle imprese.
Il tasso di occupazione generale non aumenterà di molto se non crescerà la piena inclusione delle donne e dei giovani nel mercato del lavoro. Per CGIL, CISL e UIL è importante rafforzare il sistema di congedi e permessi rivolti alla genitorialità attraverso la loro estensione e maggiore copertura retributiva, sostenere gli istituti di contrattazione collettiva innovativa e integrativa alla conciliazione vita-lavoro, in sinergia con l’incremento e la qualificazione dei servizi alla prima infanzia e non autosufficienza.
Per i giovani è necessario sostenere e rafforzare tutti gli interventi legati alla transizione scuola-lavoro, a partire dall’apprendistato, così come quelli di contrasto alle varie forme di sfruttamento lavoro.
Previdenza e welfare
PENSIONI
Dopo i positivi interventi di modifica della legge Fornero introdotti in questi anni grazie all’iniziativa sindacale, occorre continuare a cambiare il sistema previdenziale in coerenza con le proposte sindacali unitarie, al fine di eliminare gli aspetti iniqui del sistema, e quindi agire su:
• Flessibilità: è necessaria una flessibilità in uscita a 62 anni, superando le attuali rigidità.
In questa direzione “quota 100” è una strada utile sapendo che da sola non risponde appieno all’esigenze di molti lavoratori, come ad esempio le donne, i giovani, il lavoro discontinuo, intere aree geografiche del Paese. “Quota 100”, inoltre, non deve penalizzare i lavoratori sul calcolo né avere altri vincoli o condizioni d’accesso. Vanno tutelate, in modo strutturale dal punto di vista previdenziale, le categorie che rientrano nell’Ape sociale.
Devono essere eliminati i vincoli che rendono molto difficile andare in pensione con il metodo contributivo poiché condizionano il diritto alla pensione al raggiungimento di determinati importi dell’assegno (1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale).
· Si conferma la richiesta dei 41 anni di contribuzione per andare in pensione a prescindere dall’età.
· Procedere speditamente alla separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale così da poter giungere ad una corretta rappresentazione della spesa pensionistica italiana.
· Donne: gli interventi sulle pensioni degli ultimi anni hanno penalizzato in modo particolare le donne e anche raggiungere i requisiti previsti da quota 100 sarà difficile per molte lavoratrici. E’ quindi necessario sostenere le lavoratrici sul fronte previdenziale con misure adeguate, come con il riconoscimento di dodici mesi di anticipo per ogni figlio.
· Il lavoro di cura non retribuito, perché svolto dalle famiglie e in prevalenza dalle donne, è una voce fondamentale del welfare informale del nostro paese. E’ ora che venga pienamente riconosciuto anche a livello previdenziale e pensionistico.
· Adeguamento per aspettativa di vita: è necessario eliminare l’attuale meccanismo automatico applicato ai requisiti di accesso alle prestazioni pensionistiche .
· Lavori gravosi e usuranti: i lavori non sono tutti uguali, alcuni incidono, più di altri, pesantemente, sull’aspettativa di vita dei lavoratori e pertanto le risposte previdenziali per tali categorie dovranno continuare a tener conto delle specificità professionali, considerando il lavoro che svolgerà la Commissione preposta, dando risposte a coloro che sono stati esposti a sostanze pericolose come l’amianto.
· Pensione contributiva di garanzia per i giovani: senza lavoro non c’è pensione e la priorità per i giovani deve rimanere il lavoro di qualità. I lavori precari, a part time e poco pagati, saranno insufficienti a garantire una pensione dignitosa. CGIL-CISLUIL richiedono la creazione di una pensione di garanzia, collegata ed
eventualmente graduata rispetto al numero di anni di lavoro e di contributi versati, che consideri e valorizzi previdenzialmente anche i periodi di discontinuità lavorativa, i periodi di formazione, i periodi di basse retribuzioni nell’ottica di assicurare nel futuro un assegno pensionistico dignitoso.
· Previdenza complementare: bisogna rilanciare le adesioni, attraverso un nuovo periodo di silenzio assenso e una adeguata campagna informativa ed istituzionale.
Il Governo ed il Parlamento devono incentivare fiscalmente le adesioni; riportare la tassazione degli investimenti dei fondi pensione ad una aliquota non superiore all’11%; promuovere le condizioni perché i fondi investano in economia reale, prediligendo il sostegno alle infrastrutture e lo sviluppo.
· Va garantito, come previsto dall’attuale normativa, il ripristino dal 1° gennaio 2019 della piena rivalutazione delle pensioni, necessario a salvaguardare il valore degli assegni pensionistici.Occorre definire un nuovo “paniere” per arrivare a un indice più equo della rivalutazione delle pensioni e recuperare parte del montante perso in questi anni.
· Esodati e opzione donna: è necessario risolvere i problemi ancora aperti per i lavoratori cosiddetti “esodati” e prorogare la sperimentazione di “opzione donna”.
· Tfr e Tfs devono avere trattamento uguale tra settore pubblico e settore privato. · Riforma della governance degli enti previdenziali: è necessario definire una governance duale con una precisa ed efficiente ripartizione tra gestione e indirizzo strategico e di sorveglianza per contrastare le preoccupanti derive aziendaliste.
POLITICHE SOCIALI
Per CGIL, CISL e UIL è prioritario:
· Incrementare in modo strutturale le risorse per le politiche socio assistenziali, coordinandole e finalizzandole allo sviluppo dei servizi alla persona ed alla famiglia.
· Definire, per tutte le aree di bisogno, i livelli essenziali delle prestazioni sociali come diritti soggettivi esigibili;
· Garantire, da parte di tutti i livelli istituzionali, processi di integrazione tra sociale e sanitario;
· Approvare la legge quadro sulla non autosufficienza, sulla base delle proposte già avanzate dal Sindacato pensionati. La normativa dovrà prevedere un riordino del percorso di accertamento ed un incremento del finanziamento con risorse certe a carico della fiscalità generale;
· Investimenti sulla formazione degli operatori del settore sociale per garantire la valorizzazione delle professionalità e per adeguare gli organici e ridefinire le qualifiche;
· Compleatare la riforma del Terzo Settore. Rafforzare la partecipazione delle parti sociali alla programmazione e progettazione delle politiche sociali.
POVERTÀ
L’avvio del Reddito d’Inclusione (REI) ha rappresentato un evento molto importante per il nostro Paese che si è finalmente dotato di una misura nazionale, strutturale ed organica di contrasto alla povertà.
L’esperienza del REI non può essere dispersa anzi deve essere confermata e rafforzata per il suo valore di inclusione anche nell’annunciato reddito di cittadinanza di cui ad oggi non si conoscono le caratteristiche.
Sarà importante:
· proseguire e rafforzare, con la quota dedicata del Fondo, il percorso di potenziamento dei Servizi sociali per l’inclusione;
· Non disperdere l’esperienza accumulata in questi anni dagli attori impegnati nella lotta alla povertà, sia al livello centrale che sul territorio (Regioni, Comuni, Parti sociali, Terzo settore, Alleanza contro la povertà e associazioni). Utile anche per i centri per l’impiego
SANITÀ
L'universalità e la sostenibilità del nostro Sistema Sanitario Nazionale sono fortemente messi a rischio dalle scelte politiche, operate in questi anni di progressivo definanziamento. Riduzione di risorse confermata anche dalla NADEF.
A fronte di tale quadro CGIL CISL UIL, in base alla recente Piattaforma “Salute: diritti, lavoro, sviluppo. L’Italia che vogliamo”, indicano alcune priorità:
· aumentare in modo progressivo, ma certo, il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale;
· Richiedere un piano straordinario di assunzioni;
· Eliminare i super ticket, come primo passo per una revisione del sistema di compartecipazione ingiusto e controproducente;
· Garantire un accesso tempestivo, equo e appropriato alle prestazioni sanitarie, attraverso il governo delle liste di attesa, superando le disuguaglianze tra Regioni che negli anni hanno determinato una crescita della spesa privata, la rinuncia alle cure e l’eccessiva onerosità della mobilità sanitaria interregionale;
· Prevedere un piano nazionale di finanziamenti per la messa in sicurezza e l’ammodernamento delle strutture, la prevenzione, l’innovazione e la riorganizzazione della rete dei servizi sociosanitari territoriali in modo da garantire la continuità assistenziale.
Istruzione e conoscenza
La nota di aggiornamento del DEF2018 appare debole e lacunosa soprattutto laddove non esplicita le risorse da destinare alle diverse voci in cui articola gli interventi nei settori della conoscenza:
· così come per tutti i comparti del pubblico impiego, non sono previsti investimenti sul personale, non allocando le risorse necessarie al rinnovo contrattuale per il triennio 2019/21 e senza stanziare adeguate risorse per un recupero salariale e per traguardare stipendi di livello europeo. I vari interventi accennati sul sistema scolastico (incrementare l’inclusione, aumentare il tempo pieno e prolungato nelle scuole, promuovere il diritto allo studio, la crescita professionale del personale) richiedono risorse aggiuntive.
· Va previsto un piano assunzionale per garantire la stabilizzazione degli organici e rivedere in modo condiviso il sistema di reclutamento.
· È necessario migliorare la qualità dei percorsi di alternanza scuola lavoro, prevedendo risorse crescenti e un monitoraggio attento per scongiurare abusi e garantire l’utilizzo efficace di questa metodologia didattica. Inoltre occorre recuperare la valorizzazione e l’investimento sugli apprendistati formativi a cui il Governo non fa alcun riferimento e garantendo comunque un percorso con finalità didattiche ed educative. Occorrono politiche pubbliche di investimento per incrementare in tutto il Paese l’offerta educativa rivolta ai bambini tra 0 e 3 anni e garantire la concreta realizzazione di un sistema educativo integrato 0/6, garantendo diffusione territoriale delle diverse tipologie, qualità dell’offerta e del progetto pedagogico e costi accessibili a carico delle famiglie.
· Servono misure sul settore universitario per aumentare la percentuale di giovani con titolo di laurea perché questo serve ad incrementare la capacità di sviluppo e innovazione del nostro paese;
· Richiediamo di incrementare le risorse per la ricerca, non limitandosi al riferimento ai programmi europei. Non è più rinviabile la definizione di una governance unica per superare la frammentazione del sistema della ricerca italiano.
Le sfide che il Paese deve fronteggiare richiedono invece sforzi eccezionali in termini di investimento di risorse e di elaborazione di strategie condivise per colmare i molti ritardi del nostro paese. Abbiamo bisogno al più presto di:
· attuare anche in Italia un Sistema Nazionale di Apprendimento Permanente che accompagni i cittadini con servizi di qualità, dall’individuazione dei fabbisogni formativi fino alla validazione e certificazione delle competenze acquisite negli ambiti formali, non formali e informali:
· adottare un “Piano Nazionale di Garanzia delle Competenze” che, in coerenza con le raccomandazioni dell’Europa e dell’Ocse, contrasti i crescenti fenomeni di analfabetismo e delinei azioni precise che coinvolgano tutti gli attori della filiera istruzione-formazione-lavoro, al fine di allineare domanda e offerta occupazionale, accrescere le competenze di base e STEM della popolazione, ridurre il tasso di
dispersione scolastica;
· promuovere misure utili a ridurre drasticamente la percentuale di NEET;
· potenziare l’offerta formativa terziaria professionalizzante, in particolare degli ITS - anche e soprattutto rispetto agli indirizzi di Impresa 4.0;
· eliminare i fenomeni del sovraffollamento delle classi e adeguare l’edilizia scolastica alle norme di sicurezza.
Desta grande preoccupazione il riferimento all’attuazione della cosiddetta “Autonomia differenziata”. Il diritto all’istruzione deve restare nazionale per garantire l’universalità delle opportunità formative che non possono essere diversificate per appartenenze geografiche.
Pubblica Amministrazione
Deve essere compiutamente riaffermato il valore della Pubblica Amministrazione come cerniera tra cittadini, imprese e servizi e quindi quale fondamentale strumento per accompagnare le politiche per la crescita e lo sviluppo nel paese. Investire su una Pubblica Amministrazione efficiente significa investire in democrazia, pluralismo e futuro.
Per realizzare uno Stato che intenda davvero promuovere il proprio vitale rilancio organizzativo ed economico è centrale valorizzare il lavoratore pubblico come risorsa. Per raggiungere questi obiettivi è necessario agire in diverse direzioni.
· Dovrà essere completato l’iter contrattuale 2016/2018 della dirigenza e dei medici che, a differenza di quanto avvenuto per i comparti, è ancora fermo al 2010.
· Dovranno essere rinnovati tutti i contratti del pubblico impiego per il triennio 2019/2021, a partire dalla stabilizzazione dell’elemento perequativo, attraverso lo stanziamento delle opportune risorse per consentire la rapida apertura dei tavoli di contrattazione. Per noi è inaccettabile la previsione di una riduzione delle risorse complessive per il pubblico impiego per il triennio 2019/2021 per effetto del mancato stanziamento delle risorse.
· Bisogna garantire le risorse per le Province e le Città Metropolitane in ragione delle loro competenze e del personale.
· Prevedere un piano straordinario di nuova occupazione stabile che inverta il trend della costante riduzione del personale dei diversi comparti che vada oltre l’intero turn over.
· E’ altresì necessario valorizzare l’esperienza e la conoscenza maturata per la mabilità interna nelle amministrazioni dal personale già in servizio.
· Deve essere incentivato un sistema di relazioni sindacali partecipativo, le cui caratteristiche sono state definite nei nuovi contratti, per renderle più snelle ed efficaci, attraverso la contrattazione di secondo livello, liberando i fondi, per migliorare la qualità degli ambienti di lavoro.
· Bisogna attuare forme di vantaggio fiscale per la retribuzione di produttività.
· E’ necessario rafforzare il welfare integrativo, a partire dalla previdenza complementare.
· Vanno adeguati i finanziamenti per la formazione utilizzando anche le risorse Comunitarie in modo da valorizzare le professionalità esistenti, e ridefinire un quadro di nuovi figure professionali.
· Anche in questa manovra si ripete la politica dei tagli lineari con riduzioni di finanziamenti a diversi settori della pubblica amministrazione. Si chiedono, invece, investimenti per migliorare la qualità dei diversi servizi incentivando la loro innovazione.