I GIOVANI, LA VERA PRIORITA’

rinnocentiNei giorni scorsi ho ascoltato alla radio un servizio dedicato al rapimento in Kenya di Silvia Romano, la giovane volontaria Ong impegnata in un programma di aiuti ai bambini di quel Paese. Il conduttore della trasmissione riportava i messaggi di commento alla vicenda che circolavano sui social.

Quello che mi ha particolarmente colpito è stato il numero piuttosto elevato di critiche e di valutazioni negative non sul comportamento dei rapitori, come mi sarei aspettato, bensì sulla giovane ragazza e sulle stesse ong (Salvini docet). “ …. ma cosa ci vanno a fare in Africa?” , “ prima bisogna aiutare i nostri in Italia”, e giù indignazione a più non posso per il ventilato costo di eventuali missioni per aiutare le autorità keniote a ritrovarla. Questa delle spese è una delle cose più ipocrite e ciniche che mi sia capitato di sentire. Mai è stata sollevata, neppure quando risorse pubbliche sono state destinate per mettere in salvo persone che, dotate di grande spirito di avventura e di scarsa preparazione, si sono messe nei guai. Mai sentita tanta cattiveria.
Cosa dà fastidio per avere reazioni così virulente in un avvenimento del genere? Forse perché c’è qualcuno, dotato di grande altruismo, che vuole aiutare gli altri ? Idealismo e senso di umanità sono sentimenti da connotare negativamente e mettere al bando? O forse non va giù che ci siano questi buoni esempi che ci fanno vedere come non tutto è odio e rancore. Queste persone che dedicano pezzi della loro vita al servizio di chi ha bisogno, in Italia o all’estero, meritano un grande rispetto.
C’è un ulteriore elemento di questa vicenda che vorrei sottolineare. Silvia Romano è una giovane donna e qui forse sta un’altra delle motivazioni che hanno portato ad esprimere valutazioni indignate da parte di chi pensa che le azioni della vita debbano svolgersi sempre guidate da una concezione utilitaristica, dal tornaconto personale.
In questa crescente desertificazioni di valori, dove si vuol far credere che conta solo “il far soldi” c’è invece un gran bisogno di esempi che ci ricordino che non tutto è marcio. E fa particolarmente piacere che ce lo ricordi una giovane. I giovani: i grandi dimenticati del pur abbondante e variegato dibattito politico. Dalla discussione (si fa per dire) sulla manovra di bilancio emerge qualcosa di significativo per quanto riguarda i giovani? Sarò un osservatore poco attento ma non mi sembra di intravedere niente che possa essere valutato positivamente.
La lunga recessione che abbiamo alle spalle (e che ricomincia a farsi sentire) ha avuto un impatto sui giovani che è stato peggiore di quanto si potesse prevedere. Prova ne sono i dati su quelli che non studiano e non lavorano, tra i peggiori in Europa. Era già in corso la crisi che investe le nuove generazioni, ma la recessione l’ha resa più acuta, inasprita. Ed è una crisi le cui cause sono dipendenti più da fattori interni al nostro sistema che a fattori contingenti esterni.
Abbiamo una delle più alte percentuali di disoccupazione non solo nella fascia di età 15-24 anni ma anche in quella dei giovani adulti fino ai 30 anni. La lunga recessione e le politiche economiche basate sull’austerità hanno penalizzato tutti in Europa ma, una volta passato il momento più acuto della crisi, negli altri Paesi sono state prese misure per potenziare il momento formativo, aumentare le opportunità di inserimento lavorativo per i giovani. Da noi no; sono stati adottati, viceversa, provvedimenti che hanno avuto l’effetto di rendere ancora più precarie la condizioni delle giovani generazioni diminuendo opportunità lavorative e scelte di autonomia.
In un recente studio dell’ Istituto Toniolo, che ha comparato la nostra situazione con le altre realtà europee, emergono alcuni dati più che allarmanti sulle condizioni delle giovani generazioni. Il divario è cresciuto enormemente ed il “rischio intrappolamento” nella condizione di non studio e di non lavoro è cresciuto negli ultimi cinque anni dal 21,2 al 29,1 per cento. Ovvero, come ci ricorda il Prof. Rosina, negli anni della crisi tale generazione “è invecchiata peggiorando la propria condizione e arrivando a superare i 30 anni con un carico di fragilità record in Europa”. E se facciamo comparazioni con i coetanei europei di pari titoli di studio emergono con evidenza le distanze relative alle forme di sottoinquadramento e di bassi livelli salariali.
In buona sostanza in Italia non solo si valorizzano i giovani nel sistema produttivo, ma non si investono risorse sulle forze che potenzialmente rappresentano le risorse più attive ed innovative. Anzi, si penalizzano e si deprimono, quasi a farli diventare un “costo sociale”. Non solo è uno spreco di risorse ma è una delle più gravi forme di ingiustizia sociale, un vero e proprio blocco per lo sviluppo del Paese. Ecco perché mi cascano le braccia quando sento riproporre, come in questi giorni di dibattito sulla manovra di bilancio, le solite cose: bonus, sconti fiscali e cose simili. Il solito approccio che ha portato a questa grave situazione. E’ mai possibile che non si senta il bisogno di proporre, come ha fatto il sindacato, un piano straordinario per la formazione e l’occupazione, un vero e proprio cambiamento di modello ? E fare di questa scelta la vera priorità per una battaglia politica della sinistra per recuperare credibilità e autorevolezza nel Paese.
Pistoia, Dicembre 2018 Renzo Innocenti