NON RIMANERE PRIGIONIERI DEL PRESENTE (di Renzo Innocenti)

rinnocentiStiamo vivendo un tempo caratterizzato dal diffondersi dell’odio e del rancore, segnato dalla “cultura” del sospetto e della divisione nonché da un clima di intolleranza più o meno manifesta. Ciò non avviene a caso ma è l’effetto di azioni studiate a tavolino e moltiplicatesi negli ultimi tempi.

Giovano soprattutto a coloro che sono alla ricerca di facili consensi elettorali e che antepongono i propri vantaggi personali a quelli della comunità. Questa conflittualità può riguardare il rapporto tra gli italiani ed i migranti, le vecchie e le nuove generazioni, le diverse categorie sociali, il “popolo” e le sue classi dirigenti, il Nord ed il Sud, ed altro ancora, di divisione in divisione. Di queste tensioni profonde e continue ne fanno le spese le parti più deboli del Paese e soprattutto i giovani. Abbiamo mai provato ad immaginare quali effetti può produrre sui ragazzi il continuo, martellante messaggio di odio e di intolleranza verso “il diverso”, verso chi “non è come te” o la criminalizzazione di chi non la pensa come te?
Questi pensieri mi venivano in mente alcuni giorni fa nel leggere le notizie relative all’ennesimo caso di razzismo verificatosi in una scuola elementare del Nord del nostro Paese ad opera di un insegnante che ha preso di mira un alunno che aveva il colore della pelle “diverso” dagli altri. Non voglio dare giudizi sommari sul nostro sistema formativo partendo da questo ed altri episodi che si stanno diffondendo da un po’ di tempo ma certo fa riflettere il recente appello della nota organizzazione “Save the Children” sulla “condizione discriminatoria subita, almeno una volta nella vita, dal 60 per cento dei ragazzi (catalogati, a seconda dei casi, neri, islamici,gay, poveri o obesi). Questo ci deve interrogare anche sulle difficoltà e sull’impotenza provata dalle famiglie e da molti educatori nel fronteggiare adeguatamente questi fenomeni .
Fortunatamente ci sono ancora degli anticorpi che generano reazioni positive e non si arrendono con passività a queste derive. Genitori e insegnanti che rifiutano l’affermarsi di questo clima di discriminazione e di divisione nelle scuole; associazioni e movimenti che mandano segnali preziosi in direzione dell’accoglienza, dell’integrazione e della solidarietà. Un risveglio civico indispensabile prima che sia troppo tardi. Diverse sono le iniziative che stanno contrassegnando questo percorso di dura risalita. L’importante è non arrendersi di fronte al dilagare di questo imbarbarimento nei rapporti sociali e farsi carico, ognuno per la sua parte, di sanare queste profonde ferite, di ricucire questo tessuto fortemente lacerato che investe tutti gli ambiti della nostra convivenza. Una deriva che sembrerebbe inarrestabile ma, a ben guardare, comincia a manifestare le primissime crepe.
Cominciamo a costruire, dalle basi, le condizioni per una società diversa, lanciando segnali di speranza per il presente e soprattutto per il futuro. Come ha detto recentemente il Presidente Mattarella: “ Non aspiro che il nostro Paese ragioni in termini di secoli, sarei soddisfatto se ragionasse in termini di decenni”. Un pressante appello ad uscire da questa “dittatura del presente” che deve rappresentare un forte stimolo per tutti coloro che non vogliono rassegnarsi al disorientamento morale e sociale che stiamo vivendo. Un invito incalzante a contrastare questa concezione “speculativa” del tempo che si è affermata in vari campi, dalla politica all’economia. Si fa solo quello che serve a raccogliere quanti più voti possibile, si mettono in atto strategie mirate al massimo profitto nel minor tempo possibile. Senza curarsi delle conseguenze, di quello che si lascia sul campo. Se ci pensiamo bene questa assillante e tormentosa ansia continua alla ricerca del massimo sfruttamento di ogni situazione, di ogni accadimento è una delle cause dello smarrimento del senso di umanità.
Deve prevalere il coraggio di affrontare le emergenze del momento con una visione di lungo termine, di respiro ampio che superi le turbolenze dei tempi presenti e che rimetta al centro i grandi valori dell’uguaglianza, della solidarietà, della libertà nel rispetto della storia democratica di questo Paese. E’ sicuramente difficile e, forse, non molto popolare, ma ne vale la penna e gli esempi del passato possono aiutare.
Viviamo una fase di pericolosa paralisi del Paese, di perdita progressiva di credibilità delle Istituzioni democratiche, di continue rotture nel tessuto sociale. E’ questo il “cambiamento” promesso ? Bisogna prendere atto che siamo di fronte ad un Governo di chiara inclinazione di destra incapace di proporre un comune disegno di guida in tempi che si stanno manifestando più turbolenti del previsto.
Tanti motivi di riflessione per le forze della sinistra, tanti motivi per chiudere definitivamente con una fase di “autoreferenzialità” e di divisione e aprire un capitolo più “inclusivo” e lungimirante. In un’epoca nella quale la partecipazione appare in declino, la mobilitazione che c’è stata negli ultimi tempi rappresenta la volontà a testimoniare un impegno civile, politico. Mi riferisco alle iniziative del sindacato con la bella manifestazione di Roma, alla strepitosa piazza milanese organizzata dalle tante associazioni, alla stessa partecipazione al voto per le primarie del PD. Ci vedo un filo rosso che collega tutto questo: la volontà di non rassegnarsi al degrado. Spetta ad una nuova classe dirigente non deludere queste aspettative, raccogliere questa preziosa risorsa.

Pistoia, Marzo 2019 Renzo Innocenti