Sanità pubblica a Pistoia: un caso su cui riflettere (con alcune domande...)

Vi racconto il percorso che un cittadino pistoiese ha dovuto fare in relazione ad un piccolo intervento chirurgico a cui si è sottoposto. Nel mese di novembre 2018, con il certificato del medico con cui si richiedeva visita chirurgica per probabile ernia inguinale, si è recato al CUP dove è stato informato della possibilità di avere l’appuntamento nei 10 giorni previsti. L’unico problema era che la visita doveva essere fatta all’Ospedale di San Marcello pistoiese, a 30 km dalla residenza dell’utente. Gli hanno fatto presente che se non poteva andare a San Marcello poteva recarsi a Pescia , ma nel mese di gennaio. Alla domanda “quando posso andare a Pistoia?” , la risposta è stata “non è dato sapere”. Allora, di buon grado, visto che non aveva problemi sul lavoro e che poteva guidare l’auto, si è recato a San Marcello. Il 4 dicembre alle ore 14,00 si svolge la visita, con puntualità e molta professionalità da parte del personale pubblico presente. Gli viene detto che non è certa la data dell’intervento: possono passare 5 mesi, 12 mesi o anche di più. Comunque viene messo in lista di attesa. Prima domanda: ma se il cittadino in questione fosse stata una persona anziana, senza patente, senza nessun familiare disponibile, come ci sarebbe andato a San Marcello Pistoiese a farsi visitare?
Nel mese di marzo una telefonata dell’Azienda Sanitaria Toscana Centro lo informa che è possibile operarsi quasi subito ma solo se è disponibile ad andare alla clinica privata (ma convenzionata) “Leonardo” a Sovigliana (Empoli). Se non può o non vuole deve aspettare i tempi non prevedibili per Pistoia. Decide di operarsi alla clinica "Leonardo " anche perché, come per San Marcello, non ha problemi a guidare e spostarsi ed ad avere poi un familiare che lo accompagnerà il giorno dell’intervento. Seconda domanda: ma se un familiare disponibile non ci fosse stato?
Data la sua disponibilità gli comunicano che deve comunque fare una nuova visita (7 marzo) all’ospedale di Pistoia, in chirurgia, per avere l’autorizzazione definitiva ad operarsi in quella struttura privata. Dopo una quindicina di giorni viene raggiunto da una telefonata della clinica “Leonardo” che comunica la data della preospedalizzazione (28 marzo) per le analisi di routine (sangue, cardiologo e anestesista). Anche in questo caso, viaggio in auto con familiare. La clinica è una bella struttura con personale molto gentile, disponibile e professionale.
Dopo pochi giorni dalla preospedalizzazione arriva la telefonata: l’operazione si farà il 16 aprile. Ricovero alle ore 7, dimissioni verso le ore 17. Vietato guidare, per cui farsi accompagnare da un familiare (o a pagamento con Croce Verde o Misericordia...). Colto da curiosità, il cittadino pistoiese chiede chi sarà ad operarlo. La risposta è questa: "verrà, quella mattina, il chirurgo dall’ospedale di Pistoia". Alla domanda: ma perché tutto questo? La risposta è stata: per abbattere le liste di attesa. L’azienda sanitaria Toscana Centro ha deciso di affittare le sale operatorie (e relativo personale necessario, escluso il chirurgo) della clinica privata e lì spostare una serie di interventi in lista di attesa. Ovviamente quel giorno il chirurgo che si sposta a Sovigliana- Empoli non opera a Pistoia e non usa le sale operatorie che ci sono all’ospedale San Jacopo di Pistoia. Terza domanda: ma se a Pistoia ci sono 13 sale operatorie e normalmente ne vengono usate 5/6, perchè non cercare di utilizzare quelle “vuote”? La risposta è stata: perché mancano anestesisti, ferristi, infermieri pubblici per tenerle aperte (che comunque sono state costruite, attrezzate con soldi pubblici).
Allora, partendo dal fatto che non sono un esperto e che non ho la verità in tasca, ma questa soluzione (che può essere una risposta momentanea ma solo per l’emergenza liste di attesa) a me sembra alquanto fantasiosa e irreale. Che si affittino sale operatorie in strutture private (che ovviamente ci guadagnano), che si spostino i chirurghi dipendenti pubblici per operare in queste struttre, che si “costringa” i pazienti a spostarsi da Pistoia a San Marcello poi di nuovo a Pistoia, per poi andare a Sovigliana per la preospedalizzazione e poi per tornare a Sovigliana (Empoli) per l’operazione a me sembra cosa poco saggia e giusta. Va bene, lo ripeto, può andare bene per dare una risposta immediata all’emergenza liste di attesa, ma con la consapevolezza che non può essere la soluzione definitiva al problema e che, continuando così, si continua a penalizzare soprattutto chi è solo, anziano, senza mezzo di trasporto personale o familiari.
Insomma, c’è da che riflettere e credo che ci sia bisogno di scelte più radicali (assunzione del personale necessario e più risorse economiche), se non vogliamo non solo continuare in questa strisciante privatizzazione del sistema sanitario pubblico, ma continuare a penalizzare i più deboli.

Andrea Brachi
segretario generale SPI CGIL Pistoia

ps: comunque mi sto rimettendo bene dall’operazione e approfitto per ringraziare tutto il personale sanitario (pubblico e non) che ha dimostrato professionalità, disponibilità e cortesia (meno il Presidente Rossi e l’assessore Saccardi...