A proposito di Confindustria e dei suoi giovani industriali
Ho letto (il Tirreno 22 giugno 2020) le dichiarazioni di Alessio Rossi, presidente dei giovani industriali di Confindustria che, analizzando la situazione economica del dopo Covid, ha dato i voti (tutti negativi) al Governo. Ovviamente si è ben guardato dal ricordare le colpe delle Imprese. Poi mi ha colpito il suo ragionamento dell’Italia a due velocità: "quella delle imprese, dei lavoratori, delle piccole imprese e degli artigiani che lottano per rialzarsi, fanno mille sacrifici, affrontano una realtà difficilissima e si considerano fortunati perché hanno un lavoro. E c’è un'Italia che sta dall'altra parte: quella della burocrazia, dei dipendenti pubblici, che spiace dirlo, sono sempre e comunque tutelati". Allora, seguendo la logica del giovane Presidenti direi che ce ne sono più di due: aggiungerei (rinfrescandogli la memoria che sembra labile) quella degli evasori fiscali, quella della criminalità organizzata, quella della corruzione, quella delle imprese che non fanno formazione ne investimenti ne garantiscono la sicurezza nei posti di lavoro, quella delle imprese che pretendono e incassano soldi per poi delocalizzare, quella dei datori di lavori che “assumono” al nero, quelle che licenziano senza giusta causa e potrei continuare. E poi la dico così: vorrei che tutti i lavoratori privati avessero le tutele, i diritti dei dipendenti pubblici. Ecco quando avremo uno Stato, le imprese che garantiranno a tutti la dignità al e del lavoro allora il giovane Presidente dei giovani industriali potrebbe continuare nelle sue proposte, che sono solo, per ora, un chiedere e mai un dare. Chiudo con una famosa battuta di Totò: Alessio Rossi "ma mi faccia il piacere..."
Andrea Brachi, segretario generale SPI CGIL Pistoia