I soldi dei pensionati per premiare i furbi ed evasori
Segreteria SPI Pistoia
Pistoia, 28 novembre 2022 Comunicato stampa I soldi dei pensionati per premiare i furbi ed evasori La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato di aver fatto, attraverso la legge di bilancio decisa dal Consiglio dei Ministri, una manovra coraggiosa. Nonostante gli sforzi non riusciamo ad individuare nella manovra le caratteristiche del coraggio. Coraggioso è forse il condono delle cartelle esattoriali, o l’aumento del contante. E’ forse coraggiosa una manovra, peraltro confusa e rinviata al 2024, sul reddito di cittadinanza, che pur nella necessaria revisione, è stato ed è uno strumento di tutela per le famiglie più bisognose. E’ forse coraggioso, mentre è necessario rendere disponibili il quantitativo più alto possibile di risorse, allargare la flat tax ai alle partite IVA con redditi fino a 85000 euro. In verità riteniamo che questa manovra nella sua pochezza abbia solo un segno, non disturbare gli evasori e far pesare i costi della manovra stessa sui redditi fissi e sui pensionati. Ciò che disarma e indigna è la lettura che viene data ad esempio sulla rimessa in discussione del sistema di rivalutazione delle pensioni che era stato concordato con il governo Draghi qualche mese fa e che era stato finanziato non più di 10 giorni fa da questo stesso governo. E’ sconcertante il segno che emerge da due interventi presenti in manovra. 1) La riconferma e l’allargamento della flat tax, 2) La penalizzazione della rivalutazione delle pensioni oltre 4 volte il minimo (2096 euro lordi). Cioè si prende il sistema fiscale, lo strumento di solidarietà costituzionalmente condiviso (chi più ha, più paghi), esclusi gli evasori che in questa manovra sono salvaguardati, e lo si mette in discussione nella sua funzione più importante. Si assegna poi una funzione di solidarietà al sistema previdenziale che è frutto della contribuzione versata in relazione al reddito, dimenticandosi, ad esempio, che le pensioni più alte la solidarietà la forniscono già attraverso il sistema fiscale. Pensare di affrontare oggi con dizioni generiche (pensioni alte) possibili errori del passato su valutazioni del calcolo di pensione, è sbagliato ed arrogante in quanto non differenzia l’intervento in relazione a ciò che è realmente avvenuto, peraltro senza particolari dissensi. Anche il banalissimo aumento delle pensioni minime (poco più di 10 euro), se assegnato con un incremento della rivalutazione interpreta il sistema previdenziale con lo stesso ambiguo modello. C’è uno strumento che dal 2006 è stato utilizzato per aumentare le pensioni più basse. E’ la somma aggiuntiva (quattordicesima), modulata in funzione dei contributi versati, della tipologia di pensione e del reddito personale, che risponde con maggiore efficacia alla funzione dell’incremento delle pensioni basse. Da ciò emerge, oltre alla volontà di utilizzare i pensionati come bancomat del sistema anche una pericolosa logica che rimette in discussione il sistema di sicurezza sociale fondato sulla solidarietà condivisa ed affermata dalla carta costituzionale. Di fronte a queste proposte la domanda che si propone immediatamente, a coloro che oggi pagano i contributi, è: perché dovrei pagare i contributi percentualmente sul reddito guadagnato o prodotto (dipendenti e autonomi) se alla fine la mia pensione, se considerata elevata, sarà sottodimensionata e svalutata a piacere dai governi che arriveranno, come succede già oggi? Questa domanda che già si sta ponendo, assieme all’aumento del numero di pensionati e alla rarefazione del lavoro metterà in discussione il sistema previdenziale e non solo quello in modo irreparabile. Auspichiamo che il Parlamento a cui spetta l’ultima parola sulla legge di bilancio, possa modificare questa scelta iniqua ed ingiusta. Marcello Cappellini, responsabile Dipartimento Previdenza SPI CGIL Pistoia