A proposito di “medici di famiglia”
ora tocca a Marliana
Ormai non passa giorno che non appaiano sui quotidiani e TV locali denunce sui disservizi dovuti essenzialmente alla mancata sostituzione dei medici di famiglia e dei pediatri che vanno in pensione o che decidono di fare altro. Nella nostra Provincia si sono susseguite molte emergenze che hanno interessato i Comuni di San Marcello Piteglio, Monsummano, Larciano, Lamporecchio, Quarrata, Pistoia e ora Marliana (in 400 senza medico).
L’unica soluzione reale fino ad oggi trovata è stata quella di innalzare il rapporto medico/pazienti fino a 1800 assistiti. Ricordiamo che il rapporto ottimale dovrebbe essere 1 a 1000 se vogliamo che il servizio reso ai cittadini mantenga un minimo di qualità. Già averlo 1/1500 significa, come sanno tutti i cittadini che devono ricorrere alle cure dei medici di famiglia, incorrere in lunghe code agli ambulatori o a ore passate a cercare di telefonare al medico. E come al solito i più penalizzati sono le persone più fragili e gli anziani.
Non possiamo più accettare che l’ASL Toscana Centro dichiari di avere cercato un medico disponibile ad incarico temporaneo e non si siano registrate disponibilità. Non possiamo più accettare che ci siano cittadini costretti a fare decine e decine di chilometri per avere il medico di famiglia. Il valore di questo professionista è anche la sua conoscenza del paziente che viene da anni e anni di continuità assistenziale. Cambiarlo ogni sei mesi significa fare male al paziente e non permettere al medico di fare bene il suo lavoro.
Noi chiediamo da tempo a chi è chiamato a gestire questa situazione quali altre soluzioni concrete e definitive intende attuare perché la sostituzione dei medici di famiglia e dei pediatri avvenga in tempi certi e senza lasciare vuoti inaccettabili. Certo, bisogna anche dire che questi professionisti non hanno vita facile, spesso scollegati e non per volontà loro dalla rete ospedaliera e costretti nei loro studi a consultare per telefono i loro assistiti per mancanza di tempo. Non solo, ma non possiamo dimenticare che sono assorbiti da carichi burocratici che occupano quasi il 50% del loro tempo lavorativo.
Siamo convinti che occorra che questi professionisti debbano essere maggiormente integrati nel Sistema Sanitario Pubblico. Crediamo inoltre che la presenza dei medici di famiglia e dei pediatri dentro le Case di Comunità sia necessaria e non rinviabile e non può continuare ad essere un optional. Le Case di Comunità (quelle “vere”) fanno bene ai cittadini e al sistema sanitario regionale. Pertanto bisogna insistere perché la medicina generale diventi una specialità identica a tutte le altre, che le modalità di accesso siano le stesse di quelle previste per il restante personale del SSN e che pur mantenendo alcune specificità, il contratto sia quello del personale dipendente (devono diventare dipendenti del Servizio Sanitario pubblico).
Insomma, occorre mettere in campo, una vera è propria inversione di tendenza cosa che questo Governo non sta facendo, anzi si sta muovendo per depotenziare il Servizio Sanitario Pubblico con lo scopo di mettere ancora di più nella mani dei privati la salute dei cittadini (tutto il contrario di quello che andrebbe fatto). Per questo motivo come SPI CGIL e CGIL stiamo raccogliendo fra i cittadini e pensionati firme a sostegno della proposta di legge della Regione Toscana che chiede al Parlamento di finanziare in maniera adeguata il fondo nazionale per la sanità pubblica. Senza risorse e personale la sanità pubblica rischia il collasso e forse questa cosa piace a qualcuno, certo non a noi. Per questi motivi chiediamo a tutti di firmare la nostra petizione recandosi presso le nostre sedi o nei diversi banchini che stiamo organizzando in tutta la provincia.
Andrea Brachi, segretario generale SPI CGIL Pistoia