La sentenza della Corte Costituzionale ricostruisce un quadro di legittimità
Nel corso di questa settimana molti quotidiani hanno riportato la notizia della recente sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce l'illegittimità dell'articolo 12 comma 10 del Decreto legge 78/2010 nella parte in cui non esclude l'applicazione a carico del dipendente della rivalsa pari al 2,5% della base contributiva.
“Una sentenza che chiarisce definitivamente quanto la Funzione Pubblica CGIL sostiene da due anni: sul pubblico impiego, dal 2008 ad oggi, sono state portate avanti azioni che hanno finito per creare una discriminazione fra lavoratori del settore pubblico e del settore privato. La norma in oggetto ne è un esempio – afferma Silvia Biagini della FP CGIL di Pistoia – ma potremmo citarne molte altre, a partire dalle trattenute previste sulla busta paga dei lavoratori in caso di malattia”.
“Ci preme però sottolineare che la sentenza della Corte Costituzionale, lungi da configurare un quadro di aumenti indiscriminati degli stipendi pubblici e di buste paga più ricche – così come emerge dalla lettura dei quotidiani di questi giorni - si limita a ricostruire un quadro di legittimità laddove, per due anni, si è assistito ad abuso ossia ad una trattenuta non corretta operata sugli stipendi dei dipendenti pubblici – continua la nota della FP CGIL – che continueranno, purtroppo, a non avere alcun incremento per i prossimi anni. La legge di stabilità attualmente in discussione oltre a confermare il blocco del rinnovo dei contratti collettivi in vigore dal 2009, priva infatti i lavoratori dei servizi pubblici persino dell'indennità di vacanza contrattuale, cioè del recupero, per quanto parziale e insufficiente a coprire la pesante perdita di potere d'acquisto subita negli anni di mancati rinnovi, dell'inflazione programmata.
Nel quadriennio 2010-2014 ogni dipendente pubblico perderà mediamente 6.000 euro di salario. A tutto ciò si aggiungono i pesanti tagli lineari operati ai trasferimenti pubblici (e quindi la riduzione dei servizi) ed il blocco delle assunzioni che finiranno per impoverire e destrutturare ulteriormente il nostro sistema di welfare.
Alla luce di questo, i decantati aumenti in busta paga dovuti alla restituzione del 2,50% illegittimamente trattenuto – conclude la nota – non saranno certo sufficienti a risarcire i lavoratori pubblici di quanto perso in questi anni in termini di reddito e dignità professionale ma ribadiscono semplicemente che non possono esistere disparità di trattamento fra dipendenti pubblici e privati”.
La Segretaria FP CGIL
Silvia Biagini