In questi giorni sono apparse sulla stampa locale prese di posizione in merito alle aperture festive dei negozi, riferite in particolar modo alle aperture dei grandi Centri Commerciali.
Come Organizzazione sindacale siamo fortemente preoccupati delle spinte che vengono dai tre Comuni di Calenzano, Campi e Lastra e Signa, per avere la classificazione di comune turistico e nello stesso tempo per le spinte che vengono anche dall’Ipercoop per l’ampliamento delle aperture nei giorni festivi, spinte che non condividiamo, ma che purtroppo sono legittime a fronte di una liberalizzazione delle aperture nei tre comuni sopracitati, visto che il bacino di utenza dei grandi centri commerciali non è limitato al comune ma investe un’ampia area come è l’area metropolitani, Firenze, Prato Pistoia e non solo questa.
Crediamo che non sia possibile fare distinzioni fra i diritti alle aperture o meno, fra grande distribuzione e gli altri negozi, come troppe volte e troppo spesso fanno le associazioni dei commercianti, anche perché la legge Bersani queste distinzioni non le fa e ognuno deve avere sempre presente che se si riconosce ad un comune la classificazione di “ città d’arte o a prevalente economia turistica “ la liberalizzazione degli orari e delle aperture nei giorni festivi vale e deve valere per tutti gli esercizi commerciali del comune o dell’area individuata ( es. con la limitazione ai centri storici).
Pur comprendendo le questioni sollevate dai vari sindaci affinché anche il loro comune sia classificato “ città d’arte o a prevalente economia turistica “ non possiamo in alcun modo condividere misure che comportano però automatismi sulle aperture nei giorni festivi dei negozi, anche perché riteniamo che la spesa essenziale, non vada considerata come il Pronto Soccorso; inoltre, visto che molti comuni progettano altri centri commerciali, crediamo che abbiano ragione i commercianti a criticare l’eventualità di un modo disordinato nell’intendere il cambiamento e lo sviluppo della rete distributiva.
Uno sviluppo disordinato non garantisce, né l’occupazione, né il miglior servizio, cosi come questi due obbiettivi non si realizzano solo con la liberalizzazione selvaggia o con qualche apertura domenicale in più, ma si realizzano nel rispetto delle regole dei diritti e delle tutele dei lavoratori dipendenti: Dispiace constatare che solo nella grande distribuzione, a fronte di nuove aperture si riesce a contrattare incrementi occupazionali e tutele per i lavoratori dipendenti, mentre nel resto dei negozi, non solo questo non avviene, ma spesso il tutto si tramuta in lavoro nero o lavoro sottopagato e in molti casi, in trasformazioni illegittime di rapporti di lavoro, da rapporto di lavoro dipendente a rapporto di collaborazione, cosi come avviene ed è avvenuto in molti negozi anche a Pistoia.
Abbiamo bisogno, che da una parte, la Regione faccia presto a decidere i nuovi parametri per la classificazione dei comuni “turistici o città d’arte “ senza far prevalere la logica dell’estensione di questo riconoscimento a tutti, cosi come abbiamo bisogno che si apra urgentemente il tavolo della concertazione regionale previsto dalle stesse direttive regionali, in merito allo sviluppo dell’area metropolitana, tavolo della concertazione che vale anche per i vari comuni.
Abbiamo altresì bisogno che le stesse Associazioni dei commercianti si predispongano a combattere le forme di lavoro nero o comunque illegali e attivare confronti con lo stesso sindacato per arrivare ad accordi territoriali o aziendali su queste materie.
Per quanto ci riguarda non c’è alcuna disponibilità a:
- Derogare dai vincoli della Bersani sulle aperture domenicali, che ricordiamo non possono essere più di 8 oltre a quelle di dicembre, e questa regola vale per tutte le realtà aziendali, piccole e grandi;
- Nessun assenso per l’ estensione a tutti i comuni della classificazione di “ città d’arte o a prevalente economia turistica” dove , tra l’altro, per i comuni più grandi, se avranno il riconoscimento si dovrà anche delimitare le aree;
- Nessun assenso all’estensione delle chiusure degli esercizi alle ore 22 senza che il comune o l’impresa garantiscano trasporti adeguati e sicurezza,
- Nessun assenso alla eliminazione della chiusura infrasettimanale.
Per realizzare questi obbiettivi sarà necessario che non ci siano fughe in avanti e che nell’ambito dell’area metropolitana ci siano comportamenti uniformi, in caso contrario le nostre posizioni rischiano di restare solo dei buoni propositi, proprio perché in nome e del libero mercato e della concorrenza, tanto care ai commercianti, resterà sempre più difficile contrastare le aperture di un Centro Commerciale se glia altri centri dell’area restano aperti o se l’insieme dei negozi di un’area o di un comune avranno questa possibilità.
p. la Filcams Cgil
Roberto Mati