Medici di famiglia: ancora una fumata grigia

COMUNICATO STAMPA

Pistoia, 17 giugno 2020

Medici di famiglia

(Cireglio, Le Piastre, Orsigna e Pracchia)

Ancora una fumata grigia

Sembrava che una soluzione (temporanea) fosse stata trovata per sostituire il dott. Carradori andato in pensione lo scorso 20 maggio. Ma il nuovo medico individuato attraverso il bando dell’ASL ha “prontamente” rinunciato. Speriamo che il secondo in graduatoria non faccia lo stesso.

Ma non è possibile continuare così. Non è possibile andare avanti con incarichi temporanei. Non è possibile che chi di dovere non si fosse accorto che il dott. Carradori sarebbe andato in pensione . Immaginiamo che non lo abbia fatto senza avvertire nessuno e nei tempi dovuti.

A noi sembra incomprensibile e inaccettabile che il Sindaco di Pistoia esca pubblicamente solo il 7 giugno dicendo di avere appreso solo allora la notizia del pensionamento. Come ci sembra strano che l’ASL, l’Ordine dei Medici o chi avrebbe dovuto, non abbiano affrontato con la dovuta tempestività la questione della sostituzione definitiva. Sarebbe poi stato il caso di coinvolgere di più e meglio i cittadini coinvolti in questa situazione e non certo attraverso riunione improvvisate e non adeguatamente pubblicizzate.

Ancora una volta gli abitanti della montagna pistoiese (ma è un problema che riguarda non solo loro) continuano ad essere penalizzati. Come ha già denunciato la nostra Lega SPI CGIL della Montagna pistoiese siamo alla novella dello stento, a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Hanno ragione a dirsi stanchi di vivere in una zona disagiata di cui tutti si scordano, dove chiudono le poste, le banche, le edicole, le farmacie ed ora anche (ma non solo da ora) se ne vanno i medici di famiglia. S

La diciamo anche noi come SPI CGIL provinciale così, senza tanti peli sulla lingua, i Medici di Medicina generale (medici di famiglia, presidio sanitario di base fondamentale e irrinunciabile sul territorio) sono pagati dal Sistema Sanitario Nazionale: sarebbe l’ora che non fossero più considerati “liberi professionisti”, liberi di scegliere se andare o meno ad espletare il loro lavoro sulla montagna pistoiese o nelle Case della Salute (dove vengono aperte).

Lo diciamo da tempo, bisogna cambiare la legge nazionale che regola questi “liberi professionisti”. Intanto chiediamo al Sindaco di Pistoia, All’Azienda USL Toscana Centro, alla SdS di Pistoia, alla Regione Toscana, all’Ordine dei Medici (nel rispetto delle loro competenze) di trovare un medico da mandare in maniera definitiva e stabile in questa zona della Montagna pistoiese.

E poi di avere, d’ora in avanti, il quadro preciso dei prossimi pensionamenti, per non arrivare, come in questo caso, a stupirsi, indignarsi dei disservizi che non dipendono certo né dai medici che vanno in pensione dai cittadini che sono i soli a pagare l’incompetenza di chi dovrebbe risolvere nei tempi dovuti queste situazioni

Andrea Brachi

segretario generale SPI CGIL Pistoia

La domanda è : perché aver eretto una statua a Indro Montanelli?

L’indignazione verso personaggi simbolo di una cultura razzistica, colonialistica e imperialistica cresce e si esplicita col gesto antistorico dell’ abbattimento delle statue che li rappresentano.

L’imbrattamento del monumento a Indro Montanelli, ha imposto all’attenzione e ha costretto a parlare di un capitolo terribile della nostra storia, rimosso leggiadramente, non studiato o approfondito a scuola, liquidato col solito atteggiamento paternalistico sintetizzabile con quell’ Italiani brava gente esportatori di benessere e progresso, e testimoniato dal fatto che tra gli inni e le marcette del regime quella più popolare, canticchiata a lungo anche dopo la caduta del fascismo ci sia

Faccetta nera bell’abissina

aspetta e spera che già l’ora si avvicina

quando saremo insieme a te

noi ti daremo un’altra legge e un altro re

..Ti porteremo a Roma liberata

...sarai in camicia nera pure te

...sarai Romana, la tua bandiera sarà sol quella italiana

Mentre nella Germania e nell’Italia dei regimi nazifascisti la donna ebrea era oggetto di ribrezzo e di rigetto fisico, la concupiscenza con la bella abissina era allegramente praticata dagli occupanti, addirittura foriera di acquisizione di una improbabile cittadinanza (!), la pratica del madamato formalizzata. Tutto questo ovviamente rinnegato e osteggiato dal gran Duce, non per senso morale, ma per l’imminente emanazione delle leggi razziali; non ci si poteva mescolare con razze inferiori!

Severgnini depone a favore del suo mentore Montanelli, invitando alla contestualizzazione per legittimarne il comportamento. Contestualizzare significa trovare attenuanti o aggravanti per la comprensione e la valutazione di fatti, comportamenti, idee. Bene, contestualizziamo: se Indro fosse nato e vissuto in Abissinia, avesse avuto madre o sorelle, magari infibulate, vendute allo straniero, o spose bambine, se non avesse studiato e magari si fosse solo in seguito naturalizzato italiano e diventato giornalista, beh, allora la contestualizzazione giocherebbe a suo favore, ma Indro era un italiano adulto colto, figlio di un professore, plurilaureato, (anche in Legge), già giornalista, partito volontario per la guerra di Abissinia. Nel suo paese, il nostro, la pedofilia, lo stupro di minorenni erano penalmente perseguibili, erano leggi che, prima ancora che essere divieti e sanzioni, rappresentavano la ratifica della Legge Naturale antecedente a quella giuridica , la stessa che fa dell’incesto un tabù nella nostra civiltà; l’insieme di quei fenomeni stigmatizzati dal comune sentire di una comunità, da un contesto appunto, culturale, politico, filosofico, sociale, religioso, storico. A quale contesto apparteneva Indro Montanelli? Pare non avesse certo fatta propria questa legge naturale; vien da pensare che la rispettasse, forse, in patria solo perchè sanzionabile, ma che non fosse condivisa nel suo io profondo, tanto da poterla eludere in modo spavaldo ad altre latitudini. Se un uomo, con l’aggravante di possedere gli strumenti culturali idonei, sente che comprare e violentare una bambina non è bene, non lo fa... punto, per se stesso, per la propria coscienza, in ogni contesto.

Se per di più lo stesso uomo, a distanza di anni, in tutt’altri consessi, si pavoneggia di averlo fatto, è palesemente compiaciuto dell’impresa, se ne vanta e con un’ arroganza figlia di un’ autostima patologica narcisistica , dice di aver fatto un buon affare, descrive la sposa come “animaletto docile”, racconta di averla poi passata ad un collega, definendo ciò normale per gli africani, quindi anche per lui che transitava in quel momento proprio da lì, allora ciò che ci dobbiamo chiedere è come sia stato possibile dedicare un monumento a un simile personaggio: è stato premiato in virtù della sua abile scrittura, della sua popolarità o dell’esser stato gambizzato dalle BR? E’ stato ininfluente il male fatto ad una bambina, il reato odioso di cui si sarebbe macchiato se in patria, la mancanza assoluta di autocritica, il rappresentare la storia peggiore dell’Italia patriarcale, fascista e colonialista , la supremazia della razza, la violenza del potere? Parlare di sessismo , di maschilismo, di cultura da frequentatore di bordelli, nel caso di Montanelli mi pare riduttivo, quasi una carezza. Allora contestualizzo anche l’atto vandalico: qualcuno, in rappresentanza e sulla scia di un sentire condiviso da milioni di persone che manifestano in tutto il mondo contro l’odio razziale, (l’antirazzismo, ricordo, è nostro valore e dettato costituzionale), ha voluto dire ai passanti che Montanelli è stato anche un razzista stupratore; ha fatto controinformazione, facendo conoscere le tante invisibili faccette nere abbissine, schiave bambine comprate e stuprate dai militari italiani.

Non sono, in generale, per la rimozione delle statue , magari per una loro collocazione nei musei, qualora ormai stridenti col contesto, ma in questo caso mi piacerebbe che un artista la integrasse, mettendole a fianco la piccola Fatouma, nell’atto di tirare una corda per spodestare da un immeritato piedistallo l’emblema di una cultura che non deve esistere più.

Grazie ad Elvira Banotti, che nel silenzio inespressivo, quasi ebete, dei maschi presenti alla trasmissione televisiva di diversi anni fa, ha denunciato questa verità storica, inchiodando Montanelli. La nostra civiltà non avrebbe dovuto erigergli alcuna statua!

Alberta Bresci, responsabile Coordinamento Donne SPI CGIL Pistoia

Un'interessante commento sul lavoro nero

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