La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la “riforma” delle pensioni, ricorrendo ancora una volta al voto di fiducia.
CGIL, CISL e UIL hanno confermato il giudizio fortemente negativo sul provvedimento e si apprestano a lanciare, da settembre, una forte iniziativa di massa contro la politica economica e sociale del Governo.
La nuova legge è iniqua e dannosa perché scarica sui lavoratori l’onere del risanamento dei conti pubblici (che altri hanno dissestato), toglie flessibilità al sistema, crea nuove ingiustizie.
Sono, di fatto, abolite le pensioni d’anzianità, si riducono da quattro a due le “finestre” per accedere alla pensione (si minaccia di ridurle ad una con la prossima finanziaria), si puniscono le donne facendo coincidere l’età per la pensione di anzianità con quella di vecchiaia, non è risolto il problema della copertura previdenziale dei lavori atipici e della flessibilità, condannando i giovani a un futuro disastroso.
Anche gli attuali pensionati sono colpiti perché, riducendo le risorse che alimentano la previdenza, si creano le condizioni per una futura quanto certa insostenibilità del sistema.
Ai pubblici dipendenti il ministro Maroni intende riservare un trattamento speciale. Una commissione, a partire da settembre, lavorerà per “eliminare i privilegi esistenti in modo che ad una stessa contribuzione corrisponda una stessa pensione”.
Si tratta di un’affermazione tanto minacciosa nei toni quanto vaga nei contenuti, che però chiarisce bene qual è l’atteggiamento del Ministro verso i lavoratori in generale ed i pubblici dipendenti in particolare.
Ieri è stato anche il giorno del confronto sul documento di programmazione economica e finanziaria. L’unico dato certo appare l’entità dei tagli, 24 miliardi di euro, e l’assenza di adeguati stanziamenti per il rinnovo dei contratti pubblici.
In questi giorni, mettendo insieme lavoratori contrattualizzati e non, missioni militari all’estero e quant’altro, il Governo si è affannato a dimostrare che le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono cresciute più dell’inflazione.
Le lavoratrici ed i lavoratori pubblici sanno bene che ciò non è vero e che le richieste economiche avanzate dal sindacato sono eque e rispondono alla necessità di un recupero salariale necessario anche allo sviluppo dell’economia del Paese, come avvertito da più parti.
La politica economica del Governo in questi tre anni ha procurato molti danni, a settembre si aprirà una stagione di lotta decisiva alla quale i lavoratori pubblici, sono certo, sapranno dare il massimo del loro contributo.
Per finire una nota più lieve. L’approvazione della “riforma” delle pensioni ha fatto guadagnare in borsa tutte le compagnie di assicurazione. Mediolanum è aumentata del 4.54%. Quando si dice il conflitto di interessi!
Il Segretario Generale CGIL-FP di Pistoia
Andrea Brachi