Proponiamo una conferenza sull’economia provinciale.
Sono circa 500 i posti di lavoro a rischio tra vertenze aperte e preannunciate da aziende della nostra provincia.
I dati del primo semestre 2005 segnalano un incremento della Cassa integrazione del 37,5% con punte nel tessile del + 190% nel legno di + 87% nel calzaturiero del +34% e con un dato significativo che segna la saturazione e l’arresto del settore del +26,8% nella gestione dell’edilizia.
In controtendenza pare il settore metalmeccanico, che pure ha pagato prezzi molto alti negli ultimi mesi con la sostanziale scomparsa dal nostro territorio di interi siti produttivi.
La modifica annunciata dal commissario europeo Mandelson delle norme varate solo 2 mesi fa sul contingentamento di alcuni prodotti tessili provenienti da Cina ed India, sulla base delle forti pressioni commerciali soprattutto dei paesi del nord Europa, produrrà in autunno un’ulteriore caduta delle nostre produzioni tradizionali.
Preoccupa anche la situazione nel commercio nel quale non risulta un aumento dell’occupazione.
I settori trainanti e fra questi va senz’altro annoverato il vivaismo, che necessita però a sua volta di ulteriori specializzazioni, ha esaurito la sua capacità espansiva come si evince dalla forza dei numeri: da molti anni circa 3.200 lavoratori dipendenti e un totale di addetti di meno di 5000 (dati INPS) .
Speriamo che stavolta nessuno li metta in dubbio, anche perché se qualcuno ha altri dati è evidente di quale tipologia di lavoro si tratta.
Appare chiaro che Pistoia, che per anni si è meglio difesa in Toscana per effetto delle sue differenti produzioni oggi si trova ne’ più ne’ meno nella situazione del resto della regione e del paese.
Vale anche per la predilezione che le attività speculative immobiliari e finanziarie hanno rispetto agli investimenti nelle attività produttive; è un fatto che non solo nella vicenda KARTOS, ma anche, per certi aspetti, nella vicenda Salvestrini, si giocano partite di questo genere con risultati che rischiano di essere analoghi sul piano dei costi sociali.
Un mercato del lavoro che continua anche nella nostra provincia ad essere fondato sulla precarietà e sull’assenza dei diritti come si è visto, non ha prodotto alcun risultato in termini di sviluppo e men che meno poteva produrne in una realtà di impresa microscopica come la nostra di per sé già “ultra flessibile”.
Dopo tanto chiedere da parte delle imprese ai lavoratori, alla politica e alle istituzioni, siamo noi a chiedere agli imprenditori il coraggio di investire in nuovi settori, di non rifugiarsi nella rendita, di sostenere con il sindacato una redistribuzione della ricchezza verso i lavoratori e i pensionati, attraverso un fisco equo e progressivo che penalizzi la speculazione, e sia in grado di sostenere i consumi, anche attraverso il rapido rinnovo dei contratti.
Al sistema bancario, attore decisivo per la quantità di risorse disponibili, chiediamo di sostenere maggiormente le ipotesi di sviluppo e magari quelle attività di ricerca, penso all’”osservatorio strategico” varato recentemente, al pari di tutte le associazioni economiche e le istituzioni pistoiesi.
Il sistema istituzionale pubblico ha il dovere di fornire servizi essenziali, risposte rapide ed efficienti alle imprese che guardano anche “da lontano” al nostro territorio come potenziali aree di investimento, ma senza il coraggio di investire non si va lontano.
Alla luce del lavoro svolto ai tavoli di concertazione riteniamo utile convocare una conferenza sull’economia provinciale, alla quale partecipino enti locali, associazioni, regione e forze politiche, per poter fare il punto delle priorità del territorio che rimarranno tali anche per il Governo della prossima legislatura qualunque sia il suo colore.
Per indicare anche da qui, se possibile unitariamente, quelle priorità anche di carattere infrastrutturale decisive per un efficace marketing territoriale, che non c’è ricerca e osservatorio che possano contribuire a realizzare senza una volontà politica che sta al di là del nostro territorio.
Daniele Quiriconi