La manovra economica deprime i servizi e rende più incerto il futuro dell'occupazione femminile. La nuova emergenza secondo la CGIL
E’ soprattutto a Pistoia che il lavoro delle donne subisce un drammatico crollo reso esplicito dai dati ISTAT del primo trimestre del 2010 i quali rivelano un tasso di disoccupazione femminile dell’8.6%, ben più elevato di quello di altre province toscane e nettamente superiore alla media regionale attestata sul 7.8%.
Con tali valori negativi, Pistoia si colloca, dopo Massa Carrara (15.9%) e Prato (9.9%), fra le tre province peggiori in Toscana e, stando alle stime di Luglio 2010, il dato tendenziale è peggiorativo per il secondo semestre con un tasso di disoccupazione femminile che supera il 9% e si proietta verso il 10%. Le stesse stime confermano che il valore pistoiese si mantiene più alto rispetto alla media regionale toscana (8.5%).
Ma il lavoro femminile a Pistoia è debole anche per la permanenza di una bassa percentuale di donne occupate (53%), valore che si colloca ben al di sotto della media regionale (55.4%) e che concorre a determinare il complessivo calo di assunzioni femminili registrate in Toscana nei primi tre mesi del 2010 (-3.9%).
Altri indicatori della forte condizione di svantaggio delle donne nel mercato del lavoro locale si ricavano dai dati dell’Osservatorio provinciale del mercato del lavoro, ove si evidenzia che al 31/03/2010 la maggior parte delle iscrizioni ai centri per l’impiego riguarda le donne le quali rappresentano il 63.3% delle persone iscritte e in cerca di lavoro. Nel dettaglio questi stessi dati rivelano che la componente femminile degli iscritti allo stato di disoccupazione raggiunge addirittura il 66,7% per la fascia di età 30-44 anni e il 65,7% per la fascia di età 45-55 anni dimostrando che il gap di genere in questo target di popolazione è di proporzioni sempre più elevate.
Da rilevare poi, che sebbene il tasso di attività femminile abbia registrato nel 2009 un valore in aumento (58,2%) rispetto all’anno precedente - differenziandosi da quello maschile che invece si è abbassato (75,2%) – la minore tendenza allo scoraggiamento nella ricerca del lavoro da parte delle donne non si è tradotta, nel nostro mercato del lavoro, in migliori e stabili opportunità di impiego come si deduce dalle rilevazioni dell’Osservatorio provinciale in ordine agli avviamenti: risulta, infatti, che per i primi cinque mesi del 2010, la maggior parte delle assunzioni a tempo determinato ha riguardato le donne (55.7%) e che sono state soprattutto le donne ad essere assunte con contratto di lavoro intermittente (60,6%) o ad avere lavorato occasionalmente (70,2%). Sono le connotazioni, ben note alla Cgil, della precarietà strutturale che anche a Pistoia ha una vocazione sempre più femminile.
La Cgil denuncia questa nuova condizione di debolezza del lavoro femminile e il ritardo con cui anche localmente si è affrontata questa questione cruciale.
La ricerca di nuovi bacini di occupazione per le donne è ineludibilmente il nodo che istituzioni e parti sociali devono provare a sciogliere nell’immediato, se si vuole produrre una reale crescita del sistema economico locale.
Preoccupano, tra l’altro, gli effetti della manovra finanziaria sulla capacità di spesa delle Amministrazioni Locali, che potrebbe determinare forti contrazioni anche dell’occupazione nei servizi, in particolare nei servizi alla persona, settore che negli anni ha assorbito e riqualificato molto lavoro femminile fuoriuscito dai settori tradizionali in crisi.
È, pertanto, necessario uno sforzo rinnovato di tutti gli attori locali, affinché si agisca sinergicamente per rimuovere gli ostacoli che si frappongono al coinvolgimento delle donne nel mondo del lavoro, puntando su scelte innovative capaci di stimolare la creazione di nuovi modelli sociali e di sviluppo orientati in senso socialmente responsabile, nell’intento di recuperare quella larga parte di donne fuori dal mercato del lavoro o a rischio di uscirne.
E’ a molte di queste finalità che guarda la strategia regionale del recente Patto per l’occupazione femminile a cui la Cgil guarda con ampio favore auspicando che, con il contributo di tutti si possano rapidamente produrre in ambito locale politiche ed azioni finalizzate a concrete prospettive di occupazione per le donne.