Per spegnere le luci di negozi e supermercati e far vivere la festa
A distanza di 3 anni ormai, la liberalizzazione degli orari commerciali mette in evidenza risultati molto diversi, rispetto alle attese che i proponenti avevano auspicato (il governo Monti ipotizzava un aumento del PIL e dell’occupazione). Non si è realizzato niente di tutto ciò.
Anzi, i consumi CONTINUANO A CALARE, sia quelli alimentari che quelli non alimentari, oramai siamo in presenza di deflazione, i margini delle imprese commerciali diminuiscono e l'attacco al costo del lavoro si fa sempre più pressante, così come le condizioni di lavoro ed economiche durante le domeniche e le festività; continuano a peggiorare, per effetto degli aumenti dei nastri orari della domenica e festivi con turni massacranti e mal retribuiti.
Nonostante le aperture domenicali e festive molte aziende della Grande Distribuzione utilizzano gli ammortizzatori sociali e attuano procedure di licenziamento collettivo.
Le aziende, soprattutto i negozi a conduzione familiare e i punti vendita delle catene commerciali, non hanno tratto beneficio da queste aperture deregolamentate, anzi, in molte chiudono, le città si svuotano di attività commerciali e la concorrenza diventa soccombente. Per citare alcune cifre, la Confcommercio dice che, nel 2014, ogni giorno chiudono 32 negozi.
Inoltre, lavorare la domenica ed i festivi, in modo non regolamentato, vuol dire anche che le condizioni familiari degli addetti del commercio, in prevalenza donne, peggiorano e la qualità della vita è pessima perché non si riesce a contemperare i tempi di vita con quelli di lavoro (difficoltà nella cura dei figli, dei genitori anziani, del ménage familiare, e stress relazionali in famiglia) .
Una alternativa a questo modello di consumo c'è, bisogna tornare ad avere aperture regolamentate delle domeniche e dei festivi, che contemperino le esigenze dei consumatori, delle aziende e dei lavoratori, riportando al livello locale l'individuazione delle aperture, con principi definiti e concordati.
Le Organizzazioni sindacali Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL sono a chiedere una legge che modifichi il decreto "Salva Italia", alcune proposte di Legge che chiedono che si regolamentino le aperture domenicali e festive sono al vaglio della commissione parlamentare, ma l'iter sembra essersi interrotto, nonostante molta società civile, compresa la chiesa con le parole di Papa Francesco, sono concordi nel ritenere che ci debbano essere delle festività nelle quali anche ai 2 milioni di lavoratori del commercio sia permesso di stare con le proprie famiglie.
Per permettere alle lavoratrici e ai lavoratori di festeggiare il Natale ed il Capodanno con i propri cari, a fronte di catene della GDO che hanno già annunciato l'apertura dei punti vendita in queste festività, Filcams, Fisascat e Uiltucs della Toscana hanno indetto uno sciopero e l’astensione dal lavoro per le giornate del 25 e 26 dicembre 1 gennaio, in tutta la Regione.In queste giornate, NON ANDIAMO A FARE LA SPESA, spegniamo le luci delle attività commerciali e viviamo la festa, chiedendo al parlamento italiano di modificare la liberalizzazione selvaggia degli orari commerciali, per una legge che regoli le aperture domenicali e festive.