"Credo che durante un abbraccio bisogna stare zitti. E' d'obbligo. E' il momento delle anime che sussurano tra loro"
Care compagne e compagni,
lunedì 18 maggio, ci potremo rivedere (senza abbracci...) perché proviamo a riaprire le sedi delle Leghe e dello SPI provinciale. Sono passati molti giorni da quando ci siamo visti costretti a chiuderle. Sono stati giorni difficili durante i quali abbiamo vissuto in una specie di limbo, lontani anche dai nostri affetti più cari. Momenti in cui si è sofferto e si è visto e percepito il dolore di tante persone.
Abbiamo visto lo sforzo enorme di medici, infermieri, oss, addetti alle pulizie, all'interno degli Ospedali e delle RSA, che hanno messo a rischio la loro stessa vita. Ma bisogna ricordare non solo il personale sanitario, ma anche tutti coloro che ci hanno permesso di continuare a vivere, a partire da chi ha coltivato la terra, raccolto i prodotti, allevato il bestiame, confezionato le merci, trasportato il cibo che ogni giorno abbiamo trovato nei supermercati ed alimentari (dove abbiamo visto ed intercettato altre lavoratrici e lavoratori, che, pur di garantire la nostra sopravvivenza, hanno anche loro messo a rischio la propria salute). Senza dimenticare chi ha vigilato per e sulla nostra sicurezza, chi ha continuato a lavorare nelle fabbriche, negli uffici, spesso senza i dovuti DPI e senza il rispetto delle regole. Agli insegnanti e studenti che hanno provato a non spezzare quel filo che li legava, dando prova di grande forza e vitalità provando a mantenere viva la scuola.
Ed in questo momento, che ci fa vedere una tenue "luce in fondo al tunnel", dobbiamo pensare soprattutto a chi è in cassa integrazione, a chi ha perso il lavoro, a chi era costretto a lavorare al nero o era precario e si è trovato scaraventato in una situazione irreale. Dobbiamo pensare a chi ha sofferto, alle donne che hanno subito di più questa emergenza, sia per chi di loro lavorava sia per coloro che hanno dovuto subire ancora più violenza e soprusi.
Avremo modo, con calma, di parlare di questa emergenza, di come l'hanno affrontata il Paese, le varie Istituzioni, di come e di dove ha funzionato o non funzionato il Servizio Sanitario pubblico (e di come è stato vergognosamente latitante quello privato che si è riaffacciato da ultimo, quando ha sentito odore di soldi). Della burocrazia in molti casi incomprensibile, dei ritardi, ma anche delle tante cose che hanno funzionato.
Come Sindacato abbiamo cercato comunque di non abbandonare il territorio anche in questo periodo. Abbiamo (tutti noi) dato la possibilità di essere contattati, abbiamo dato la disponibilità a collaborare con la Camera del Lavoro e i Servizi. Ci siamo visti e sentiti con nuovi strumenti e forme organizzative che ci accompagneranno a lungo, con cui dovremo convivere e che dovremo saper usare sempre di più e sempre meglio.
Vorrei che lunedì 18 maggio lo vivessimo come una (piccola) liberazione, come il riaffacciarci fisicamente nelle nostre sedi. Che fossimo felici di vederci "dal vivo" anche se a distanza e con le mascherine e i guanti. Potremo di nuovo riguardarci negli occhi. Perché, come ho letto in un articolo sulla scuola, non tutto si può fare da remoto. Perché anche nelle nostre sedi, nelle nostre riunioni, è importante "vedere quella luce che brilla, quella palpebra che batte, quella fronte che si increspa". Ecco, io non vedo l'ora di riguardarvi negli occhi, vedere i vostri sguardi, sentirvi anche fisicamente vicini.
Ripartiremo, perché di noi c'è bisogno, perché c'è tanto da fare, perché il mondo si è solo apparentemente fermato. Sicuramente non si sono fermate le ingiustizie, le diseguaglianze, i bisogni, la necessità di essere ascoltati e di trovare risposte e soluzioni ai tanti problemi che continuano ad esistere. Forse questa emergenza ha fatto trapelare come siamo fragili e indifesi di fronte ad un virus così piccolo e che sembrava impossibile esistesse. Noi, conquistatori del mondo (predatori di ricchezze e di esseri umani), siamo stati messi in un angolo e quasi sconfitti. Speriamo che questa "lezione" serva davvero. Ma non sono così certo che si spalancherà di fronte a noi un mondo più giusto e solidale. Anzi, temo che le vecchie abitudini, le ingiustizie, l'egoismo, le disuguaglianze torneranno ad essere di più di prima. Ma sono convinto che noi saremo sempre dalla parte giusta e che non molleremo mai!
Buon rientro!!!
W la CGIL, W lo SPI
Andrea Brachi - segretario generale SPI CGIL Pistoia