CGIL CISL UIL sono più volte intervenute in passato per sostenere come fosse un errore un disimpegno totale della Fondazione Caripit dal controllo della banca, soprattutto quando nell'ottobre 2004, prima dell'accordo mediato con Carifirenze, questo sembrava imminente.
Interpretavamo così, al di là delle risorse affluenti sul territorio, il sentire di tanta parte della rappresentanza economica e sociale del territorio, che non riteneva possibile sostituire il ruolo e la funzione di questo Istituto con le banche locali cui va il nostro rispetto, ma che sono nate e si sono sviluppate con altri obiettivi e con dimensioni diverse.
Oggi qual è la situazione? In questi 2 anni e mezzo, il controllo di Carifirenze si è rivelato totalizzante e si è manifestato attraverso lo svuotamento di funzioni, ruolo e potere decisionale della Caripit: piani industriali fatti di vuote tabelline, un'interlocuzione sulle grandi opzioni nulla, degrado delle professionalità, riduzione degli organici, autonomia cancellata, subalternità piena.
Di questo sostanziale annichilimento di ruolo e di funzioni molti, non solo il sindacato, si sono preoccupati; riteniamo che le complesse vicende che riguardano la riorganizzazione del sistema creditizio infatti, siano una sfida per un territorio e per un paese intero, che deve guardare al consolidamento di un sistema bancario ancor più efficiente.
In molti casi le banche, hanno supportato un sistema industriale in crisi assumendo il controllo di importanti imprese con qualche garanzia in più per l'occupazione di quante non ne garantisse il capitalismo familiare di imprenditori, che senza rischio controllano grandi imperi, spesso con risultati disastrosi.
La sfida anche per le Istituzioni locali, per la politica è qui, più che in una sterile difesa localistica, in un ruolo cioè che accompagni l'efficienza e la modernizzazione della finanza e dell'economia, che salvaguardi il valore sociale del lavoro al di là della presentazione dei bilanci sociali, ci renda competitivi al di là degli ancoraggi solo presunti con i territori.
Pensare di stare nel gigantesco processo di riorganizzazione e selezione delle banche europee guardando il proprio ombelico è semplicemente ridicolo. Pensare che le dimensioni di Carifirenze consentano una riaggregazione intorno ad un polo alternativo a questi grandi gruppi è più che velleitario.
Sconcerta leggere che nel 2007 c'è chi interpreta ancora la funzione del sindacato non come soggetto negoziale, che fa accordi collettivi e guarda alle grandi questioni di prospettiva strategica di un paese (e di un territorio) ma in una funzione "gregaria" di chi preferisce che "chi se ne intende", i potentati appunto, debba occuparsi di queste cose. Non sappiamo come saranno le relazioni sindacali nell'eventuale nuovo gruppo, ne' sappiamo se questo ci sarà e con quali patti di governance, ma una cosa è certa; è difficile possano essere peggiori di così, naturalmente per chi ha un concetto alto di relazioni, sostanziali e non formali, poco incline alla bassa cucina corporativa. "Battere tutti i record nel 2006 sugli utili" ma ridurre il personale e svilirne il ruolo professionale (almeno a Pistoia) e trovare chi è contento è un capolavoro.
Dopo anni di rendita corporativa e di consociativismo, è logico che qualche sigla autonoma paventi il rischio di contare di meno, ma questo non c'entra nulla con l'interesse di Pistoia.
A noi sembra che qualcuno, svegliandosi da un lungo letargo e non avendo ancora pienezza delle sue facoltà, a forza di allungare il collo per vedere un campanile di Giotto che gli nascondono, corra il richio di sfracellarsi, riproponendo al contempo ad alta voce, qualche secolo dopo e con sprezzo del ridicolo, la saga dei Panciatichi e dei Cancellieri.
CGIL CISL Pistoia