Signore e signori, Liliana Segre...

Tutti in piedi al Parlamento europeo per una standing ovation da brividi per questa grande italiana, per questa straordinaria donna europea che in Italia è costretta a girare sotto scorta all'alba dei 90 anni.

Mentre qui da noi sovranisti e leghisti restano seduti e zitti, in Europa si tolgono il cappello e si spellano le mani, in lacrime, di fronte a questo monumento vivente alla Memoria.

Questo applauso infinito è la risposta più bella, potente, definitiva ai miserabili fascisti che, invece di tacere e chiedere scusa in ginocchio, hanno pure il coraggio di attaccarla.

Signore e signori, Liliana Segre.

 

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Congo: gli schiavi bambini per i nostri cellulari

La storia dell’uomo ci tramanda che ogni qualvolta una novità tecnica si affaccia con le credenziali di un’invenzione che renderà il futuro migliore, si assiste a una accelerazione dello sviluppo convogliato sui pregi della novità, incurante dei difetti.

Così è stato per l’energia del carbone, per l’avvento del petrolio e dei motori a combustione interna, per l’amianto, per l’energia nucleare, per l’abuso della plastica… Oggi ne contiamo le conseguenze inquinanti, ma già si sta diffondendo la frenetica esaltazione per la soluzione finale, per il motore elettrico, silenzioso e non più inquinante. Sarà così?

PENSIONI, ECCO COME PROSEGUIRA’ IL CONFRONTO CON IL GOVERNO. UNA LETTERA DI MAURIZIO LANDINI

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha voluto
raccontare direttamente l’incontro con il governo sulle pensioni con
una lettera inviata ieri a tutte le strutture del sindacato. “Oltre
alla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, erano presenti i
sottosegretari del Mef Laura Castelli, Antonio Misiani e Pierpaolo
Baretta, e l’Inps con il Presidente Pasquale Tridico. In apertura
dell’incontro abbiamo valutato positivamente che il tema della
previdenza sia entrato a far parte dell’agenda del Governo e che su di
esso si è avviato un confronto che ha l’obiettivo di una riforma
strutturale del sistema”.

Buona Memoria oggi è per Guido Rossa, ucciso 41 anni fa dalle Brigate Rosse.

Buona Memoria oggi è per Guido Rossa, ucciso 41 anni fa dalle Brigate Rosse. Per non dimenticare, per ricordare a chi non sa e a chi facilmente dimentica...

 

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Le pensioni di nonni e genitori rendono sostenibile il precariato di figli e nipoti (il Manifesto 16 gennaio 2020)

Le pensioni di nonni e genitori rendono
sostenibile il precariato di figli e nipoti
- Roberto Ciccarelli, 16.01.2020
Istat. Le pensioni sono il primo reddito per 7,4 milioni di famiglie italiane. Da ricordare quando
scatterà la prossima geremiade contro l’«apartheid» dei precari. Non sono i «vecchi» ad avercela
con i «giovani». Sono entrambi sfruttati in una guerra che mantiene tutti in povertà. Non è una
guerra tra generazioni. È il saccheggio di tutte le generazioni operato dal capitalismo oggi
Il Welfare più arretrato, disfunzionale e ingiusto d’Europa si regge grazie ai pensionati. La crisi
sociale acutissima prodotta dal precariato strutturale di massa nell’ultimo trentennio è sostenibile
solo grazie all’integrazione al reddito garantita dai genitori e dai nonni che mettono a disposizione
l’assegno mensile e le varie forme di rendita accumulate nel corso di una vita di lavoro di una o più
generazioni per sostenere figli e nipoti che vivono nell’economia dei «lavoretti».
Nel rapporto sulle condizioni di vita dei pensionati pubblicato ieri dall’Istat emerge un aspetto
drammatico. Per quasi 7 milioni e 400 mila famiglie, circa una su tre, le pensioni rappresentano il
primo reddito. La crisi del reddito e del salario, la vera questione politica oggi, è arrivata a questo
punto: davanti alla casualità assoluta dei guadagni delle generazioni nate dopo il 1970, quelle
precedenti suppliscono in maniera quasi totale alla vita di una popolazione composta da poveri e da
lavoratori poveri, giovani e meno giovani. Questo dato rivela che la solidarietà familiare ha sostituito
il patto intergenerazionale sulla quale è fondata la previdenza. La famiglia è stata trasformata in una
rete di ultima istanza. È una supplenza alla mancanza di un Welfare universale che tutela il diritto di
esistenza, un principio che dovrebbe essere fondativo di uno stato costituzionale di diritto. Non lo è
in nessun modo. Al contrario, si dà ormai per scontato l’esistenza di tale disponibilità finanziaria per
evitare di riconoscere il diritto al lavoro, al reddito, alla casa, a una vita dignitosa nel e soprattutto
fuori da un lavoro sempre più miserabile.
Il rapporto Istat fornisce un’altra informazione che permette di comprendere l’insostenibilità e
l’ingiustizia di questo sistema. Non solo l’anziano permette al più giovane di sostenersi, ma un
pensionato su tre è anche povero. Il 36,3%, riceve ogni mese meno di mille euro lordi, il 12,2% non
supera i 500. Un pensionato su quattro percepisce un reddito lordo sopra i 2 mila euro. Tra i
pensionati esiste una disuguaglianza di reddito molto significativa che si riflette sul territorio: il
Nord assorbe metà della spesa. Le più penalizzate sono le donne, le più precarie nel lavoro, nella
famiglia e anche quando arrivano all’età della pensione. Tutte le famiglie che dipendono dai redditi
poveri dei pensionati sono, a loro volta, a rischio povertà: il 15,9% ha calcolato l’Istat. Inoltre, i
redditi precari, sommati alle pensioni povere, permettono anche agli anziani di sopravvivere. Il
cumulo di pensioni e redditi da attività lavorativa abbassa il rischio di povertà al 5,7% rispetto al
17,9% di quelle costituite da soli pensionati.
Un altro dato è significativo. Si dice che la «silver economy», l’«economia d’argento» che sfrutta il
potere di acquisto dei pensionati in termini di consumi, sia il futuro. Con l’allungamento dell’età
pensionabile, e il cumulo del reddito da pensione e da lavoro, i pensionati che possono permetterselo
lavoreranno per sostenere figli e nipoti.
Uno scenario da ricordare quando scatterà la prossima geremiade contro l’«apartheid» dei precari.
Non sono i «vecchi» ad avercela con i «giovani». Sono entrambi sfruttati in una guerra che mantiene
tutti in povertà. Non è una guerra tra generazioni. È il saccheggio di tutte le generazioni operato dal
capitalismo in regime neoliberale.